Il primo a vedere le onde gravitazionali? Un italiano

Ieri è arrivato lo storico annuncio: le onde gravitazionali, le increspature dello spazio-tempo predette un secolo fa da Albert Einstein sono state finalmente osservate. Una scoperta epocale, firmata dall’esperimento Ligo, parte di una collaborazione di cui fanno parte anche gli scienziati dell’esperimento Virgo, a Cascina. Ma, più precisamente, chi è stata la prima persona a mettere le mani su quel segnale captato lo scorso 14 settembre? Chi ha visto cioè per la prima volta le onde gravitazionali?

La storia della scoperta del secolo è anche quella di Marco Drago, l’italiano che come racconta oggi Science è stata la prima persona a vedere le onde di Einstein. Mentre si trovava ben lontano da lì dove tutto succedeva. Drago infatti non era in Lousiana o nello stato Washington (dove si trovano le basi dell’esperimento Ligo), ma in Germania, presso il Max Planck Institute for Gravitational Physics di Hanover, dove vengono analizzati i dati. Il 14 settembre 2015 , Drago riceve una mail di allerta destinata a passare alla storia: entrambi i rivelatori di Ligo alle 11:50:45 avevano registrato un grande evento, con un elevato rapporto segnale-rumore.

Un segnale così perfetto che, come nei più classici dei racconti, sembrava troppo bello per essere vero. “Nessuno si aspettava qualcosa di così enorme, così ho creduto che si trattasse di un’iniezione”.

Segnali iniettati (injection) sono segnali usati per testare le macchine e capacità di analisi. Possono essere di due tipi: quelli open, a conoscenza di tutti ed emessi durante la sintonizzazione delle macchine e quelli emessi segretamente, di cui è a conoscenza solo un limitato gruppo di scienziati. Questo tipo di segnali, blind injections sono di fatto dei falsi per mettere in allerta il resto dei ricercatori, per testare lo strumento e le capacità di analisi. Questi falsi segnali vengono rivelati dal team che ne è a conoscenza solo dopo che tutte le analisi sono state compiute e solo quando i risultati sono pronti per la pubblicazione, come avvenne nel 2010.

Stavolta, però, Drago credeva che il sistema di injection non fosse ancora attivo dopo l’aggiornamento di Ligo. Per accertarsi di questo, poco dopo aver ricevuto la mail di allerta, Drago ha mandato una mail agli scienziati della collaborazione, chiedendo se nessuno fosse a conoscenza di un caso di injection appunto, allertando sul segnale registrato. Pochi giorni dopo i leader della collaborazione scartavano l’ipotesi injection. Le analisi nei giorni seguenti sono serviti ad escludere del tutto di essere stati ingannati, a misurare i rumori di fondo e a stimare la significatività statistica del segnale. Il resto è già storia.

Via: Wired.it

Credits immagine:  Caltech/MIT/LIGO Lab via Infn

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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