Ci sono piazze o strade da cui dipende gran parte della circolazione di un centro urbano: se capita un incidente lì puoi stare sicuro che si paralizza l’intera città. Ce ne sono altre, invece, dove anche se la viabilità è interrotta il disagio lo vivono solo quelli che abitano nei dintorni. È esperienza quotidiana di ognuno di noi: in una rete complessa composta da migliaia di punti ce ne sono alcuni nevralgici, e altri meno. Succede così anche per gli aeroporti, per le interazioni sociali, soprattutto quelle sul web, per le reti di informazioni gestite dai giganti di internet come Google e, anche, per il cervello. « Quando si generano miliardi di interazioni i dati si auto- aggregano secondo regole che sono comuni. Non importa se si tratta di segnali elettrici fra neuroni, rotte aeree o scambi di mail, la matematica è la stessa » , spiega Maurizio Corbetta, neurologo italiano tornato dagli Usa 2 anni fa per creare il primo centro di ricerca dedicato allo studio del cervello come network, il Padova Neuroscience Center.
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