8 marzo: omaggio a due sconosciute che fecero grande la chimica

Nella storia sono tante le donne che restando nell’ombra permisero ai loro figli, fratelli o mariti di conquistare la fama in campo scientifico, anzi chimico. Una di queste è Maria Dimitrievna Kornilieva (1793 — 1850). Può darsi che il suo nome risulti sconosciuto a qualcuno mentre, viceversa, non lo sarà sicuramente quello del suo ultimo e diciassettesimo (o forse quattordicesimo) figlio: Dmitrij Ivanovič Mendeleev (Tobol′sk, 1834 – San Pietroburgo, 1907).

Le biografie dei grandi scienziati citano solitamente il nome dei genitori, specificano la professione del padre e i rispettivi interessi ma poco dicono sulle madri. Nel caso di Maria non è così e le biografie parlano più di lei che del padre Ivan Pavlovich Mendeleev (Sokolov) (1783 – 1847), morto quando Dmitrij era giovanissimo. Capiremo presto da cosa deriva l’interesse per la madre se, dimenticando per un momento le opere arcinote all’origine della fama di Mendeleev, andremo a curiosare in un’opera “minore”, ignorata da molti: la monografia sulle soluzioni.

S’intitola “Issledovanie vodnixlt rastvorov po udelnomu vesu” (Studio delle soluzioni acquose secondo il peso specifico) e fu pubblicata a S. Pietroburgo nel 1887. E’ stata ampiamente commentata in anni vicini a noi da A. Talbot (Approximation theory or a miss is better than a mile, Inaugural Lecture at University of Lancaster, 1970). La monografia reca in apertura una dedica in terza persona alla madre da cui si capisce quale importanza Maria ebbe sulla formazione del figlio. Eccola: “Questa ricerca è dedicata alla memoria di una madre, da parte del suo nato più giovane. Dirigendo una fabbrica, poteva educarlo solo tramite il proprio lavoro. Lo istruì con l’esempio, lo corresse con l’amore e allo scopo di dedicarlo alla Scienza, lasciò con lui la Siberia consumando così le sue ultime risorse e le sue forze. Morente, ella le disse: ‘Non cullarti nelle illusion, insisti nel lavoro, e non nelle parole. Ricerca pazientemente la verità divina e scientifica’. La madre aveva capito quanto spesso la dialettica inganna, quanto c’è ancora da imparare e come, con l’aiuto della scienza e senza l’uso della violenza, con amore e risolutezza, si eliminano le superstizioni, le menzogne e gli errori, mettendo in sicurezza la verità che attende di essere scoperta, la libertà di progredire in futuro, il benessere generale e la felicità interiore. Dmitrij Mendeleev considera sacre le parole della madre morente. Ottobre, 1887”.

Il motivo di tanta gratitudine è che l’anziana madre, quando il marito morì di crepacuore vedendo la sua fabbrica distrutta da un incendio e volendo a tutti i costi che il figlio continuasse gli studi, lo accompagnò a Mosca alla ricerca di una borsa di studio. Fu un viaggio lungo e faticoso che non produsse risultati perché Dmitrji fu giudicato “carente sui classici”. I due allora proseguirono per S. Pietroburgo e qui, finalmente, Dmitrij fu ammesso all’Istituto Pedagogico Centrale dove si diplomò nel 1855.

Passando dalle madri alle mogli, anche per evitare che si confonda la festa della donna con quella delle mamma, è il caso di ricordare Marie Anne Pierrette-Paulze (1758-1836), la compagna di Antoine Laurent de Lavoisier. Su di lei si è fatto anche un pizzico di “gossip”, come ci ha ricordato Paolo Cardillo in un interessante articolo di qualche anno fa. Marie–Anne fece da assistente al marito, tradusse in francese per lui molte pubblicazioni di chimici britannici (Priestley, Cavendish, Henry) e il libro di R. Kirwan “An Essay on Phlogiston and the Constitution of Acids”. Questa attività è meno nota rispetto a quella di disegnatrice da cui venne fuori quel capolavoro grafico che sono le tredici tavole in rame del Traité de Chimie (1789). Sono firmate Paulze Lavoisier Sculpsit e se andrete a vederle vi accorgerete che un po’ di grande beauté non mancava neppure laddove è nata la chimica moderna.

Immagine: Ritratto di M. and Mme LavoisierJacques-Louis David, 1788 (Metropolitan Museum, via Wikipedia)

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