A cosa servono (ancora) i test genetici?

Il mercato dei test genetici predittivi ha subito un duro colpo negli ultimi tempi. Le ragioni sono vecchie almeno di qualche anno, da quando cioè hanno cominciato a nascere e diffondersi aziende per il sequenziamento del proprio patrimonio genetico. Ci si chiede: è lecito, sicuro, che le persone conoscano attraverso l’analisi del Dna il rischio di patologie cui vanno incontro? Tutti hanno il diritto di leggere il proprio Dna? Ma che effetto ha questo sulla loro vita?

Rispondendo a questa preoccupazione nei giorni scorsi la Food and Drug Administration (l’agenzia regolatoria dei farmaci e degli alimenti americana) aveva bloccato la commercializzazione dei kit per le analisi personalizzate del proprio Dna della 23andMe, l’azienda californiania dell’ex moglie di Sergey Brin di Google, Anne E. Wojcicki, in quanto mancanti delle autorizzazioni come dispositivi medici, quali ritenuti (dal momento che servono anche come strumento di diagnosi). Come racconta Science News infatti le preoccupazioni dell’agenzia era che i pazienti, in seguito alle risposte provenienti dai test genetici, potessero cambiarsi da soli dosi e modalità di eventuali trattamenti farmacologici, ma persino decidere di abbandonare le terapie.

Dopo lo stop imposto dall’Fda la 23andMe è stata costretta, per adeguarsi alle richieste, a limitare il servizio di analisi genetiche, o meglio a rivederlo. Infatti non è al momento possibile ottenere dalla 23andMe informazioni realtive alla salute ottenute dall’analisi del proprio dna. In particolare questo significa che i clienti che hanno acquistato i kit a partire dallo scorso 22 novembre non riceverenno altro che informazioni relative alla propria ascendenza (ancestry) e dati grezzi realtivi al sequenziamento, senza interpretazione.

Che fine faranno i test della 23andMe? Per ora non è possibile dirlo. Anne Wojcicki dal proprio sito ha fatto sapere che la 23andMe è al momento impegnata a trovare il percorso normativo più adeguato per i propri clienti: “Sono molto delusa dal fatto che siamo arrivati a questo punto e lavoreremo duro per assicurarci che i consumatori abbiano accesso diretto alle informazioni relative alla salute nel prossimo futuro. Il nostro obiettivo è quello di lavorare in cooperazione con la FDA per fornire questa opportunità”.

Credits immagine: Flickr/Tom Purcell 

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