A Valencia, tra mare e cielo

Il loro motto è “prohibido no tocar”, proibito non toccare. Sono quelli del “Principe Felipe”, il Museo della Scienza che sorge all’interno della Ciutat del Les Artes y Ciencias di Valencia, in Spagna: un vero paradiso per i più piccoli e un luogo di riscoperta per i più grandi. All’interno del museo, le varie esposizioni sono un invito a sperimentare e a toccare con mano, e ce n’è per tutti i gusti: dalle spirali in matematica e in natura al funzionamento del laser, dagli ologrammi alla scienza dello sport, cui è dedicata una intera sezione dove i visitatori possono cimentarsi in “free climbing” o pallacanestro, e perfino sfidare un atleta ai blocchi di partenza di una gara. Ma le attrazioni per il pubblico interessato alla scienza non finiscono qui: oltre a ospitare convegni, come la recente quinta conferenza Euromediterranea, il museo dispone di una videoteca gratuita, dove ogni giorno si proietta in prima visione un documentario o un video scientifico, di una emeroteca e di luoghi di ritrovo per chiunque voglia discutere temi scientifici e culturali. Inoltre, per cinque giorni alla settimana, in quattro aule diverse la scienza dà spettacolo: giovani laureati in chimica, fisica e biologia mostrano esperimenti, descrivono fenomeni e curiosità scientifiche per scolaresche e non. E dopo l’estate, andrà in scena anche la matematica.

Aperto da poco più di un anno, il museo ha già accolto cinque milioni di visitatori da tutto il mondo. Una cifra destinata a salire quando, entro la fine del 2002, la Ciutat vedrà l’apertura di un parco-acquario (il Parc Oceanogràfic) e in seguito di un museo delle arti pittoriche e sceniche. “L’acquario sarà l’attrazione principale di tutto il complesso”, spiega Maria Pilar Argüelles, direttrice generale della Ciutat. “Avrà una capacità totale di 42 milioni di litri d’acqua suddivisi in 7 piscine, in ciascuna delle quali sarà ricostruito un habitat diverso. Sarà il primo centro europeo a far riprodurre delfini in cattività e stiamo considerando la possibilità, a un paio di anni dall’apertura, di ospitare anche delle orche”. I visitatori potranno attraversare un tunnel lungo 70 metri, totalmente sommerso, e ci sarà perfino un ristorante anch’esso totalmente sommerso. Una cupola in acrilico trasparente dalla superficie complessiva di 32 metri quadrati permetterà di vedere il mondo così come lo vedono stelle marine, granchi, anemoni e altra fauna che popola gli scogli.” Nello spirito dell’ intera Ciutat, anche l’acquario non avrà il solo scopo di stupire e divertire. “Vogliamo informare la gente sullo stato dei nostri mari, sensibilizzare il pubblico e renderlo più consapevole dell’impatto ambientale dell’uomo”, spiega Juan Antonio Raga, professore di biologia animale presso l’Università di Valencia e promotore di un progetto per la salvaguardia delle tartarughe marine del Mediterraneo. “Il Parc Oceanogràfic disporrà di un centro di recupero e reinserimento della fauna del Mediterraneo. Il nostro gruppo lo scorso anno ha trovato più di 120 esemplari di tartarughe marine uccise da ami da pesca lungo il solo litorale valenciano.”

“Il nostro obiettivo primo è la divulgazione scientifica e culturale”, dice Argüelles , “e proporre un’attrazione turistica complementare al sole e alle spiagge. Con questo progetto, interamente voluto e finanziato dal consiglio provinciale di Valencia, abbiamo rigenerato l’intera zona urbana. È un progetto grandioso che vediamo come un investimento e che accresce l’autostima della nostra città”. In effetti, a Valecia hanno fatto le cose in grande: la Ciutat è un complesso architettonico futuristico che si estende su un area di 350 mila metri quadrati. I progettisti, l’ingegnere valenciano Santiago Calatrava e dell’architetto spagnolo Felix Candela, hanno concepito la cittadella come una composizione sospesa tra acqua e cielo: gli edifici sono infatti completamente circondati da una piscina che ne riflette le forme mentre la cupola del Teatro Imax, una superficie di 900 metri quadrati, appare come l’iride di un occhio che si apre sul firmamento.

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