Abbronzarsi senza scottature, grazie a una molecola

A chi non è mai capitato di scottarsi dopo una giornata passata sotto il sole, rimpiangendo di non aver messo abbastanza crema e di non essere rimasti a casa nelle ore più calde? Se i comportamenti sbagliati sono le colpe che possiamo imputare direttamente a noi stessi, a livello fisiologico la responsabile dell’arrossamento della pelle (e del dolore conseguente) è una molecola, identificata oggi da un team di ricercatori della Duke University School of Medicine. Lo studio è stato pubblicato su Pnas.

Come spiegano i ricercatori, la maggior parte delle scottature è dovuta alle radiazioni UVB, una delle componenti della luce solare: se presi con moderazione questi raggi fanno bene al nostro corpo, fornendo la dose quotidiana di vitamina D di cui abbiamo bisogno, per esempio, ma un’esposizione eccessiva può essere pericolosa, danneggiando il Dna delle cellule epiteliali e aumentando la loro suscettibilità al cancro. In questo senso quindi le scottature non sono altro che il modo in cui l’organismo ci avverte che è meglio tornare in casa, per evitare ulteriori danni.

La ricerca ha preso in esame prima alcuni topi e quindi dei campioni di pelle prelevati da esseri umani, identificando nella molecola TRPV4 la responsabile dell’arrossamento. Si tratta di un componente molto abbondante nella nostra pelle, dove funziona da canale ionico, ovvero da cancello che nella membrana cellulare permette l’ingresso di ioni come calcio e sodio. TRPV4 è coinvolta inoltre in processi legati alla percezione del dolore. 

Per comprendere appieno il ruolo svolto da TRPV4, i ricercatori l’hanno prima inattivata nelle cellule dell’epidermide dei topi, e in seguito hanno esposto ai raggi UVB le loro zampe posteriori, la zona più simile alla pelle umana, confrontando le reazioni con quelle di topi in cui la molecola funzionava normalmente. In questi ultimi le zampe sono diventate ipersensibili e si sono gonfiate, mentre nei topi modificati c’era solo un lieve aumento nella sensibilità, con pochissimi danni alla pelle.


Successivamente i ricercatori hanno esaminato l’attività della molecola in cellule di topo in coltura osservando che i raggi UVB causano un flusso di calcio all’interno delle cellule, ma solo in presenza del canale ionico TRPV4. Insieme all’ingresso degli ioni calcio avviene quello di endotelina, una proteina che ne aumenta ulteriormente il pompaggio e che è la causa del prurito che sentiamo quando ci scottiamo. Gli stessi effetti (attività del canale ionico e movimento dell’endotelina) si osservavano nei campioni tissutali umani in seguito a esposizione a raggi UVB.

Infine i ricercatori hanno usato un composto in grado di bloccare l’azione della TRPV4, osservando che anche il flusso deglio ioni calcio veniva bloccato. Se questo composto veniva applicato sulle zampe dei topi inoltre li rendeva più resistenti al dolore da scottatura e agli effetti dannossi sulla pelle dovuti a un’eccessiva esposizione al sole.

Mettendo insieme tutti questi risultati, gli scienziati sono arrivati alla conclusione che bloccare l’attività di questa molecola potrebbe essere la chiave per proteggere la pelle non solo dagli effetti negativi delle scottature, ma in futuro anche da danni cronici come invecchiamento della pelle e cancro. Tuttavia, prima di poter pensare di inserire gli inibitori di questa molecola fra gli ingredienti di creme solari e protettive bisognerà aspettare le conclusioni di altri studi e studiare quali siano gli effetti di questa azione su altre cellule e processi della pelle.

Riferimenti: Duke Univerisity

Credits immagine: chrisjohnbeckett/Flickr

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