1998. Sulla Luna c’è l’acqua, hanno annunciato gli scienziati della Nasa dopo le analisi dei primi dati raccolti dalla sonda Lunar Prospector. E c’è chi pensa a come sfruttare queste risorse di ghiaccio per colonizzare il nostro satellite. Il sogno di basi permanenti potrebbe diventare realtà, grazie a un serbatoio naturale da cui attingere acqua da bere e da cui si può ricavare energia. Galileo parla di questi possibili scenari con Umberto Guidoni, astronauta italiano del Johnson Space Center della Nasa, con Julian Chela-Flores, fisico all’Ictp di Trieste ed esperto di astrobiologia e con Marcello Coradini, coordinatore delle missioni nel Sistema solare dell’Agenzia spaziale europea
Basi umane sulla Luna? Questi scenari per ora fantascientifici potrebbero diventare realtà. Soprattutto dopo la scoperta che sul nostro satellite c’è acqua ghiacciata. L’annuncio dell’esistenza di una riserva di ghiaccio sui poli del nostro satellite è stato dato nei giorni scorsi dagli scienziati della Nasa che hanno analizzato i dati della sonda Lunar Prospector. E così il sogno di colonizzare la Luna si avvicina, visto che questa prospettiva richiede come condizione essenziale la presenza di risorse naturali di acqua necessarie per sopravvivere e per ricavare combustile ed energia elettrica. Per ora gli scienziati, studiando le prime misure del Prospector, hanno trovato che i crateri delle regioni polari contengono enormi depositi di ghiaccio: una riserva di acqua tra i 10 e i 300 milioni di tonnellate, distribuite su una superficie totale di 70 mila chilometri quadrati ai due poli. Basti pensare che il trasporto di trenta milioni di tonnellate di acqua dalla Terra alla Luna costerebbe circa 60 mila miliardi di dollari e potrebbe mantenere per un secolo un insediamento umano di 1000 nuclei famigliari, ognuno con due persone.
La missione Lunar Prospector era partita in gennaio per raggiungere un orbita polare attorno alla Luna dalla quale ricostruire la mappa del territorio. Infatti, dopo le analisi delle osservazioni radar della sonda americana Clementine, che nel 1994 aveva girato attorno al nostro satellite per 70 giorni, si sospettava che in alcune regioni ci fosse acqua. Sebbene i dati del Prospector non siano direttamente confrontabili con quelli di Clementine, a causa dei differenti metodi di misura, essi confermano comunque la presenza di acqua in quantità tali da rendere possibile la costruzione di una base umana. Galileo ne ha parlato con l’astronauta italiano Umberto Guidoni, dal Johnson Space Center della Nasa.
Dottor Guidoni, perché è importante aver trovato acqua sulla Luna?
“Se la presenza di acqua verrà confermata, e io sono abbastanza sicuro della precisione delle misure del Prospector, si apriranno nuove prospettive per l’esplorazione umana della Luna. Dato che portare acqua dalla Terra in giro per il Sistema solare è estremamente complesso e costoso, una riserva naturale sul nostro satellite potrebbe semplificare di molto la realizzazione e il mantenimento di una base lunare. Non solo si risolverebbe il problema della sopravvivenza degli astronauti, ma anche quello di reperire combustibile ed energia elettrica. E lo si farebbe, scindendo l’acqua nei suoi componenti base, idrogeno e ossigeno. Entrambi sono fondamentali per le celle a combustibile del tipo di quelle usate nello Space Shuttle per ricavare energia elettrica”.
Ci sono progetti di future basi umane nel nostro Sistema solare?
“Attualmente il progetto di gran lunga più importante è quello che riguarda la realizzazione della Stazione Spaziale Internazionale (Iss). I suoi primi moduli dovrebbero essere lanciati a partire da quest’anno fino al 2002, anno in cui dovrà essere completata. Per quanto riguarda la Luna non ci sono progetti in corso, anche se si parla con insistenza di missioni umane dirette verso il nostro satellite. Si pensa di realizzarle dopo il completamento della Iss, con lo scopo di stabilire una base permanente sulla superficie lunare. All’inizio si tratterà necessariamente di una base provvisoria con soli quattro o cinque astronauti, ma l’idea sarebbe di aggiungere componenti e infrastrutture in modo da farla crescere in base alle esigenze future. Questi primi astronauti dovranno soprattutto esplorare e valutare le risorse disponibili sulla Luna”.
Quanto costerebbe una missione spaziale come questa?
“Al momento è difficile da immaginare. Di sicuro si tratterà di un’impresa del tutto diversa dal programma Apollo, che disponeva di un budget illimitato. Nella nuova filosofia della Nasa, le cui parole chiave sono “faster, better and cheaper”, non c’è più spazio per programmi faraonici e sono sicuro che il costo sarà uno dei parametri che verranno usati per definire una prossima missione sulla Luna”.
E dopo la Luna?
“Ovviamente il prossimo obiettivo sarebbe Marte: nelle sue calotte polari, visibili anche con un telescopio da Terra, è stata osservata da tempo la presenza di acqua. E ora, la recente scoperta di quella che sembra essere una forma di vita primitiva marziana ha riaperto l’interesse degli scienziati per il problema dell’esistenza della vita su altri pianeti. E’ naturale che il primo candidato per una ricerca di questo tipo sarebbe il Pianeta rosso”.
In quali altri pianeti del Sistema solare si nasconde l’acqua?
“Oltre che su Marte e ora sulla Luna, la presenza di acqua è stata osservata su Europa, uno dei satelliti di Giove. Sulla sua superficie si troverebbe uno spesso strato di ghiaccio. Gli scienziati pensano che, a causa delle enormi forze di marea dovute alla presenza di Giove, la temperatura al di sotto del ghiaccio sarebbe elevata e consentirebbe l’esistenza di un mare di acqua allo stato liquido. L’ipotesi è affascinante e potrebbe dare risposte sorprendenti alla domanda che riguarda l’esistenza della vita su altri mondi”.
Quando parla di “altri mondi” si riferisce anche alla Luna?
“Una delle ipotesi sull’origine dell’acqua sulla Luna è che sia stata portata dalle comete che ne hanno bombardato la superficie per milioni di anni. Non credo quindi che si possa trovare alcuna relazione con la presenza di forme di vita sul nostro satellite. Secondo me e secondo altri scienziati della Nasa una ipotesi di questo tipo, date le condizioni ambientali, è praticamente impossibile”.