Secondo natura. La medicina tra hi-tech e sentimenti

    La vita media si allunga, molte malattie sono sconfitte: merito della medicina che diventa ogni giorno più tecnologizzata e specialistica. Merito del servizio pubblico universale. Ma il prezzo che i malati pagano è una progressiva disumanizzione dei percorsi di cura, tra terapie hi-tech, medici altamente specializzati, ticket e liste d’attesa.

    Medici e pazienti sono consapevoli che serve una rivoluzione capace di riportare al centro il malato, la sua vita, i suoi sentimenti; senza però perdere la potenza delle nuove tecnologie biomediche, salvavita. L’iniziativa di Repubblica (realizzata grazie a un grant incondizionato di BMS Italia) apre all’attenzione dell’opinione pubblica una questione di prima importanza per ognuno. E lo fa chiedendo aiuto al cinema, linguaggio potente che ha raccontato la sofferenza dei pazienti, i dilemmi dei medici, le contraddizioni della sanità, insomma tutto quello che la medicina hi-tech finge di dimenticare, lucidandosi come l’acciaio dei robot.

    L’iniziativa sarà il prossimo 12 novembre. La prima parte della giornata vedrà uno dei massimi bioeticisti mondiali, John Harris (università di Manchester), interrogarsi su quanto la scienza in corsia ha dimenticato l’uomo. E a fargli eco, saranno Mario Melazzini, direttore generale dell’Aifa, Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza Stato-Regioni, Francesco Cognetti, oncologo, Uberto Pagotto, professore dell’università di Bologna, e Alessandro Bergonzoni, autore, attore.

    Nel pomeriggio verranno proiettati due film simbolo, “Decoding Annie” (Bernstein 2013) e “Non lasciarmi” (Romanek 2010), interverranno quindi Neri Marcoré e Francesco Pannofino a raccontare di malattie e paure nel linguaggio del cinema.

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