Aiuta la ricerca sul cancro, giocando

Aiutare la ricerca sul cancro non sarà un gioco da ragazzi, ma almeno diventerà un po’ più semplice. Il Cancer Research UK, infatti ha appena lanciato un gioco per smartphone, realizzato con l’aiuto di alcuni sviluppatori grafici, che servirà ai ricercatori per analizzare più velocemente l’enorme mole di dati genetici oggi disponibili sul tumore al seno, alla ricerca delle mutazioni che causano l’insorgere della malattia.

Il gioco si chiama “Play to cure – Genes in the Space” e la modalità di gioco è abbastanza classica: l’utente è il pilota di un astronave che deve andare in giro per lo spazio, evitare asteroidi e raccogliere quanto più possibile di una misteriosa sostanza chiamata “Element Alpha”. Potrebbe apparire perfino banale, se non fosse che tutto lo scenario è stato realizzando mettendo insieme i dati di 2000 pazienti affette da tumore al seno, ottenuti con moderne tecniche di analisi del Dna come i microarray.

L’intuizione è nata nel 2013 durante il GameJam, un evento annuale mondiale dedicato allo sviluppo di giochi. In questa occasione un team del Cancer Research UK, con la collaborazione di scienziati, giocatori, progettisti e programmatori di Facebook, Google e dell’Amazon Web Service, ha avuto l’idea di costruire un gioco semplice e divertente. Obiettivo quello di convertire i complessi dati della biologia in un’avventura intergalattica tra pianeti e asteroidi. In particolare gli utenti tracciano dei percorsi alla ricerca degli Element Alpha che sono la traduzione dei dati ottenuti sui pazienti con tumore. Questo enorme set di dati è composto da picchi alti e bassi che costituiscono le anomalie del Dna: proprio in corrispondenza di questi picchi possono trovarsi dei possibili indicatori del cancro ancora nascosti. La strategia è quindi quella di far percorrere direttamente agli utenti ogni tragitto possibile che verrà automaticamente trasmesso direttamente ai ricercatori. Il tutto senza che i giocatori debbano avere alcuna conoscenza specifica.

Questa idea pare vincente perché i dati sono tantissimi e analizzarli tutti sarebbe un lavoro lunghissimo per il quale servirebbero anni. Non solo: “Nessun dispositivo – sostiene Carlos Caldas, uno degli ideatori – può compiere questa operazione in maniera affidabile”. Da oggi la ricerca sul cancro ha un alleato in più. Anzi, tanti alleati quante saranno le persone che faranno almeno una partita.

Credits immagine: William Hook/Flickr

3 Commenti

  1. Immagino e spero,anzi ne sono convinto,che articoli come questo siano solo una provocazione.
    Stupidate nella mia vita abbastanza lunga ne ho sentite tante e non ne vedo un limite sia in quantità che in sostanza,ma a tutto dovrebbe esistere un limite.
    A parte l’ingenuità di chi ha scritto questo articolo,probabilmente dovuta alla sua giovane età,le persone che a vari livelli hanno qualche responsabilità nella produzione di informazione,di qualsiasi genere si tratti, indirizzata alla collettività,dovrebbero essere in grado di valutare in maniera critica e responsabile le informazioni delle quali entrano in possesso,altrimenti senza abbandonarsi in maniera più o meno inconscia a calcoli di interesse dovrebbero cambiare mestiere.
    L’informazione crea cultura,e concorrere a creare una cultura sbagliata cioè dannosa è un peccato molto grave ,direbbe papa Francesco.
    Purtroppo in un mondo dove gli individui,nonostante le apparenze,sono sempre allo stesso livello cognitivo del primo homo sapiens,e psicofarmaci e droghe costituiscono sempre più una scorciatoia per arrivare ad affermarsi in una eterna e continua rincorsa al successo,tutti gli equilibri sono saltati,e le parole limite,confine,autocensura,stanno per essere radiate dal vocabolario.

  2. Gentile Fiorenzo,

    non capisco il motivo di questa polemica. L’articolo non vuole essere una provocazione, né uno scherzo. Si tratta di una notizia vera, basata realmente su dati di “ricerca”, che se ben integrata, potrebbe davvero dare ottimi frutti.
    Comunque, se davvero non ha colto il significato della ricerca è un vero peccato. Anche perché l’obiettivo del “gioco” è proprio coinvolgere quelle persone che non hanno competenza verso una causa comune. Ed è esserci riusciti con un gioco accessibile a tutti non mi pare poco.

    Federico Baglioni

  3. Fiorenzo Masotti, ciò che ha scritto sarebbe proprio una bella chiusura per una risposta che chiarisca le stupidaggini e le ingenuità contenute nell’articolo. Purtroppo il resto del messaggio è andato perso. Pazienza, si vede che rimarrà un vate solitario in possesso della verità.

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