Salute

Alcol: ecco come capiamo di essere abbastanza sbronzi

Non è affatto raro incappare in scene di film o serie TV con studenti dei college americani che tracannano birra nei modi più assurdi e fanno festa fino a raggiungere l’ubriachezza molesta. Ma di finzione in verità ce n’è poca perché il fenomeno è più che reale e si chiama binge drinking, approssimativamente traducibile in italiano come “abbuffata alcolica”, ed è un modo di consumare alcol sempre più diffuso tra i giovani (nei soli Stati Uniti è responsabile di circa la metà del consumo di alcol di tutto il paese). Da questa abitudine pericolosa nasce uno studio della Ohio State University che mira a creare un sistema valido per impedire l’abuso di alcolici, basato su braccialetti in grado di monitorare i livelli di etanolo nel sangue – attraverso il sudore – e un software personalizzato che dà consigli in tempo reale su quanto alcol siamo in grado di “reggere” in quel particolare momento.

Partendo dall’analisi dell’approccio al consumo di alcol dei più giovani, un team di ingegneri e operatori sociali hanno cercato di usare dei modelli matematici per spiegare i fattori alla base dell’uso e abuso di alcolici. In pratica, secondo i risultati dello studio preliminare pubblicati in due paper su IEEE Transactions on Cybernetics, i giovani decidono di bere allo stesso modo di come il pilota automatico di un’automobile “decide” di accelerare o premere il freno.

“In ingegneria lo chiamiamo controllo proporzionale-derivativo ed è il modello più usato per misurare, attraverso i feedback ricevuti, quanto un sistema può spingersi lontano dal suo punto di partenza per poi tornare di nuovo in equilibrio” spiega Kevin Passino, professore di ingegneria elettronica e informatica alla Ohio State Univeristy. In particolare, nei paper viene descritto come gli studenti universitari statunitensi in media tendano a bere incessantemente fino a raggiungere un certo livello di “ubriachezza”, e solo dopo cominciano a regolare l’assunzione di alcol attraverso piccoli sorsi o passando a bevande non alcoliche, in modo da mantenere costante il livello di alcol e gli effetti piacevoli che ne derivano.

Le conclusioni di questo studio sono state ricavate dall’analisi del comportamento di 1500 studenti che si trovavano nei pub e partecipavano ad alcune feste nella zona di San Diego. Il loro livello di etanolo nel sangue (accumulated blood alcohol content, Bac) ha rivelato che quando il loro obiettivo era quello di sentirsi brilli il valore si assestava sullo 0,05, mentre se avevano in programma un’ubriacatura pesante il Bac in media era dello 0,1. Per fare un paragone in tutti gli Stati Uniti è vietato guidare con un Bac superiore allo 0,08.

Il prossimo passo dei ricercatori della Ohio State University è quello di ottenere una vasta mole di informazioni, anche complesse, sulla scala dei big data, che descrivano il comportamento e l’approccio al consumo di alcol degli studenti universitari. “L’obiettivo è quello di monitorare oltre 5000 variabili per persona nell’arco di due settimane, su abitudini alcoliche e interazioni sociali tra gli studenti, in modo da ottenere un modello quanto più realistico possibile e analizzarlo attraverso la «controllabilità»: un fattore che ci saprà suggerire delle idee su come intervenire per controllare l’assunzione di alcol” racconta John Clapp, direttore dell’Higher Education Center for Alcohol and Drug Abuse Prevention and Recovery dello stato dell’Ohio.

L’idea di partenza prevedeva l’uso dell’ingombrante cavigliera in dotazione alle forze dell’ordine per monitorare i livelli di BAC attraverso il sudore, ma la gara di design finanziata dal National Institute of Alcohol Abuse and Alcoholism ha permesso di ideare un biosensore facile da indossare. Si chiama BACtrack Skyn, sarà in vendita negli USA a partire dal 2017, e come un braccialetto per il fitness comunicherà con il proprio smartphone attraverso il Bluetooth. La speranza è che questi device possano fornire la mole di informazioni di cui i ricercatori hanno bisogno.

Mattia Maccarone

Una vocazione scientifica e una specializzazione in Neurobiologia. Fa ricerca nei laboratori del CNR con gli allievi di Rita Levi Montalcini e poi approda al Master SGP della Sapienza e alla redazione di Galileo. Collabora con Le Scienze e Mente&Cervello.

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  • Il migliore dispositivo per difendersi dalle dipendenze è l'educazione che si riceve in famiglia e a scuola. Il "sessantotto" con la contestazione e la trasgressione è la causa dell'involuzione della specie umana, del nichilismo che è alla base dei kamicaze che uccidono e si uccidono.

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