Ambiente

Le Alpi si innalzano di due millimetri l’anno

(foto via Pixabay)

Le Alpi sono in costante “crescendo”. Più precisamente, la giovane catena montuosa si innalza di circa 1 o 2 millimetri all’anno. A dimostrarlo è uno studio di un team internazionale coordinato da Dirk Scherler e Taylor Schildgen del Gfz, pubblicato su Nature, secondo cui l’accrescimento delle Alpi sarebbe dovuto al fatto che dopo l’ultimo massimo glaciale (Lgm), ovvero il periodo in cui si ebbe la massima espansione dei ghiacci, circa 18mila anni fa, i ghiacciai si sono fusi e di conseguenza la forte pressione sulla superficie terrestre è diminuita.

Mentre il ghiaccio, però, ha reagito rapidamente ai cambiamenti climatici di quel periodo, la crosta terrestre sta rispondendo ancora oggi a questo relativamente improvviso scioglimento dei ghiacci.

Le reali cause del sollevamento delle Alpi sono state materia di dibattito per oltre 25 anni. Sebbene, infatti, si sappia che i movimenti verticali della crosta terrestre sono causati principalmente dalla deformazione tettonica, dal vulcanismo e dallo scarico di acqua, ghiaccio e sedimenti, non è ancora stato chiarito quale meccanismo sia il vero responsabile del sollevamento di questa catena montuosa.

Servendosi di metodi geodetici, con satelliti e stazioni terrestri, per misurare il movimento della crosta, gli esperti hanno dimostrato che nei vecchi continenti, come i subcontinenti del Nord America e in Scandinavia, il movimento verticale è causato quasi esclusivamente dal cosiddetto “effetto rimbalzo” post-glaciale, ovvero il movimento verso l’alto della crosta dovuto al disgelo dei ghiacciai.

Ma nelle giovani catene montuose, come appunto le Alpi, tuttavia, entrano in gioco molti altri meccanismi complessi: la placca africana in subduzione (fenomeno geologico che descrive lo scorrimento di una placca sotto un’altra) sotto la placca eurasiatica e la placca adriatica che si muove in senso antiorario sotto la placca eurasiatica.

Per molto tempo si è ipotizzato che il sollevamento della superficie terrestre fosse principalmente causato dall’erosione e dal trasporto di sedimenti, principalmente portati dai fiumi verso il promontorio. Ora questo studio mette a confronto la quantità di erosione, scarico del ghiaccio, e tettonica locale che ha effettivamente contribuito al movimento verticale delle Alpi.

Gli scienziati hanno così utilizzato modelli supportati dai dati di carotaggio per analizzare il materiale eroso che è stato depositato all’interno dell’orogenesi, dimostrando che questo processo può essere escluso come causa principale del sollevamento alpino. I modelli, tuttavia, hanno mostrano che il segnale del sollevamento potrebbe essere spiegato meglio con un movimento di compensazione dopo lo scioglimento dei ghiacciai dell’Lgm: in soli 3000 anni la glaciazione delle Alpi è diminuita di circa l’80% e solo il 10% circa del sollevamento di oggi può essere attribuito allo scarico dei sedimenti.

Invece, a livello locale e in particolare in alcune zone dell’Austria, gli effetti tettonici possono aggiungersi al sollevamento, probabilmente causato dal moto circolare del sub-placca adriatica. Inoltre, grazie ai loro modelli gli esperti sono stati in grado di dimostrare che il carico glaciale pesava circa 62mila miliardi di tonnellate, mentre oggi lo scarico sedimentario post-glaciale rappresenta solo circa 4mila miliardi di tonnellate.

Via: Wired.it

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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