Alta Murgia, parco con truffa

Solo qualche angolo di terra coltivata. E poi una vasta distesa arida e qualche rado cespuglio basso, la steppa che lascia il posto al deserto. Appare così oggi buona parte del paesaggio dell’Alta Murgia, nell’entroterra della provincia di Bari, racchiuso nei confini dell’omonimo Parco Nazionale. Per cinque anni, infatti, in queste zone protette alcuni agricoltori, con la complicità delle istituzioni, hanno trasformato abusivamente i terreni per ingannare l’Unione Europea e percepire sovvenzioni per un totale di 10 milioni di euro. La maxi-truffa è stata scoperta dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato e ha portato all’arresto di 30 persone, tra cui l’imprenditore del grano Francesco Casillo, e ad altri 86 indagati. I capi d’accusa vanno dalla frode all’indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato in materia di Pac (Politiva agricola comunitaria), dallo spietramento abusivo alle violazioni dei vincoli di tutela del paesaggio per oltre 3 mila ettari di territorio protetto nel Parco, ora sotto sequestro. “Tutto nasce nel 2003 quando gli uomini del Comando Stazione del Corpo Forestale dello Stato di Corato (Bari) notano la grande diffusione di spietramenti nella zona a protezione speciale del Parco e sequestrano un terreno trasformato abusivamente da pascolo ad agricolo”, spiega Giovanni Misceo, vice questore aggiunto Forestale del Comando Regionale per la Puglia. “Così è partita l’indagine ‘Apocalisse’. Questi scempi non potevano essere solo ai fini della coltivazione. Perciò abbiamo esteso i controlli a tutto il Parco, censendo e perimetrando le trasformazioni abusive rilevate. Poi abbiamo sovrapposto i dati ad aerofotogrammetrie realizzate tra il 1989 e il 2004, per ottenere la cartina degli illeciti avvenuti nel tempo e abbiamo confrontato i risultati con le mappe catastali per risalire ai proprietari”. Ed ecco scoperchiato il calderone. Le devastazioni erano finalizzate alla richiesta delle “quote grano” all’Ue. “La Politica agricola comunitaria, infatti, prevede degli incentivi per gli agricoltori in possesso di terreni coltivati a grano fino al 1991 e messi in riposo a causa dell’inflazione del mercato”, continua Misceo. La truffa funzionava così. Gli agricoltori acquistavano a basso costo dei terreni anche se erano destinati al pascolo, e vi eseguivano i lavori di frantumazione della pietra. Una volta trasformati i suoli in agricoli li facevano risultare coltivati in data anteriore al 1991 per percepire le sovvenzioni Ue. I terreni così dissodati davano frutto ancora per qualche anno e poi tornavano improduttivi, ma in base alla normativa i proprietari continuavano a ricevere gli aiuti solo per il fatto di possederli. Tutte questo avveniva senza autorizzazione paesaggistica e grazie a concessioni rilasciate dalle istituzioni con molta leggerezza. Tra gli indagati, infatti, figurano funzionari regionali, agronomi, esponenti della Bioagricoop, organismo di controllo per l’agricoltura biologica, un rappresentante della Coldiretti e anche l’Ismea, l’Istituto di servizi per il mercato agricolo. “Le devastazioni hanno danneggiato il paesaggio dell’Alta Murgia e l’assetto idrogeologico del territorio”, spiega Misceo. “La distruzione perpetrata a intere aree collinari ha tolto una serie di argini ai flussi d’acqua e ciò faciliterà allagamenti e smottamenti. Le conseguenze si sono viste già nell’ottobre scorso con il nubifragio avvenuto a Bari”. Con lo spietramento e il dissodamento, infatti, circa un terzo del territorio di natura carsica è stato alterato, secondo il Corpo Forestale: le pale meccaniche e gli aratri hanno distrutto la stratificazione naturale del suolo, compromesso la struttura fisica e la continuità nella canalizzazione e alterato la conducibilità termica e idraulica delle superfici. Si è ridotta anche la capacità di ritenzione idrica del suolo, è aumentata l’esposizione ai fattori erosivi, come la desertificazione, e si è avuta una perdita totale della biodiversità di flora e fauna. Per veder ricrescere la steppa murgiana ci vorranno 50 anni, ammesso che gli spietramenti non continuino. “Il fatto che queste pratiche abusive siano state condotte per anni è il segnale della mancanza di una coscienza ambientale”, conclude Misceo. “Negli ultimi 8-9 mesi c’è stata una diminuzione degli spietramenti ma non si deve abbassare la guardia. Il Coordinamento Territoriale per l’Ambiente (Cta) del Corpo Forestale soffre di gravi carenze di organico e per il futuro serve un maggior coordinamento con le altre forze sul territorio”. Gli agenti a servizio del Parco, infatti, sulla carta dovevano essere 90 ma ad oggi sono poco più di 10, di cui appena la metà operativa sul territorio.

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