Insieme per sempre, anche dopo la morte: un legame particolare univa gli “amanti di Modena”, due individui sepolti 1500 anni fa mano nella mano e così ritrovati nel 2009. Un legame d’amore, sicuramente, ma non coniugale: si trattava, infatti, di due uomini, non di un uomo e una donna come inizialmente creduto. A svelarlo è oggi l’analisi dello smalto dentale, una nuova tecnica che ha permesso agli studiosi identificare i due membri della coppia come uomini. E’ un caso unico nel suo genere, spiegano gli autori dello studio pubblicato su Scientific Reports, e il suo significato è tutto da scoprire. “Allo stato attuale non si conoscono altre sepolture di questo tipo”, racconta Federico Lugli, ricercatore dell’Università di Bologna e primo autore del paper. “In passato sono state trovate diverse tombe con coppie di individui deposti mano nella mano, ma in tutti i casi si trattava di un uomo e una donna”.
Un uomo e una donna, per convenzione
Finora, il pessimo stato di conservazione delle ossa – rinvenute nel 2009 nello scavo di una necropoli tardo-antica modenese – non aveva reso possibile la determinazione del sesso di ciascuno dei due individui. La particolare postura “mano, nella mano”, però, faceva ipotizzare si trattasse di un uomo e una donna collocati in una postura che amore eterno. Ora il nuovo studio guidato dall’Università di Bologna smentisce questa ipotesi: gli “amanti di Modena”, infatti, erano due uomini.
Leggere il sesso nello smalto dei denti
La scoperta è arrivata grazie a una tecnica innovativa che permette di determinare il sesso di un individuo a partire dalla presenza di particolari proteine contenute nello smalto dei denti. Nello smalto, infatti, possono essere contenute due particolari proteine: AMELX, presente in individui di entrambi i sessi, e AMELY, presente solo negli individui di sesso maschile. Il confronto tra i reperti dentali dei due “amanti di Modena” e quelli di altri 14 individui selezionati come campione di controllo ha provato che i due individui erano entrambi di sesso maschile.
“Il metodo di analisi che abbiamo utilizzato rappresenta una vera rivoluzione per questo tipo di studi”, dice Antonino Vazzana dell’Università di Bologna e tra gli autori dello studio. “Questa tecnica può rivelarsi determinante per la paleoantropologia, la bioarcheologia e anche l’antropologia forense in tutti quei casi in cui il pessimo stato di conservazione dei resti o la giovane età degli individui rende impossibile determinare il sesso a livello osteologico”.
Amanti, fratelli d’armi o di sangue?
La scoperta dell’identità maschile dei due individui rende ancora ancora più intrigante il caso, che risulta del tutto unico. Sepolture con due individui mano nella mano, o anche abbracciati, sono note in tutto il mondo e in tutte le epoche: dagli “amanti di Valdaro”, in provincia di Mantova, risalenti a circa 6.000 anni fa, fino ad una coppia rinvenuta in Romania e risalente al XV-XVI secolo. In tutti i casi, però, si tratta di un individuo di sesso maschile e uno di sesso femminile.
“Non si conoscono altri casi di sepolture con due uomini mano nella mano. Non era certamente una pratica comune in epoca tardo-antica”, spiega Lugli. “La postura – va avanti il ricercatore – simboleggia una particolare relazione esistente tra i due individui, non sappiamo però di quale tipo”. Tra le ipotesi in campo, quella degli amanti sembra essere la più remota. “In epoca tardo-antica è improbabile che un amore omosessuale potesse essere riconosciuto in modo tanto evidente dalle persone che hanno preparato la sepoltura”, dice ancora Lugli. “Visto che i due individui hanno età simili, potrebbero invece essere parenti, ad esempio fratelli o cugini. Oppure potrebbero essere soldati morti insieme in battaglia: la necropoli in cui sono stati rinvenuti potrebbe infatti essere un cimitero di guerra”.
La scoperta che si tratta di due uomini rende ancora più particolare la sepoltura degli “amanti di Modena”, che dal 2014, in seguito ad un progetto di restauro e valorizzazione, è visibile nelle sale del Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena.
Riferimenti: Scientific Reports