E’ stato sviluppato un nuovo modello matematico per spiegare l’influenza dell’ambiente esterno sul quoziente d’intelligenza (Qi) dell’uomo. Il modello è stato proposto per risolvere un paradosso esistente in questo campo della ricerca: se, come si è pensato finora, il quoziente intellettivo di una persona dipende quasi esclusivamente (al 75 per cento) da fattori ereditari e, se i geni che lo trasmettono sono stabili, come mai allora il Qi è aumentato nelle generazioni? E perché varia per posizioni geografiche differenti? William T. Dickens dell’Istituto americano di Brookings, e James R. Flynn dell’Università neozelandese di Otago, hanno ipotizzato che anche l’ambiente in cui viviamo determina la nostra intelligenza. Il modello tiene conto di vari parametri, come il fattore genetico, l’età del campione e gli stimoli esterni da esso ricevuti (se studia, lavora, gioca, viaggia e così via): in sostanza, i quozienti di intelligenza ottenuti per due individui diversi, di cui uno ha trascorso parecchio tempo in un ambiente restrittivo e il secondo, invece, ha avuto modo di fare esperienze in un ambiente culturalmente e socialmente più aperto, a parità di altre condizioni, risultano differenti. Di conseguenza, i due ricercatori sostengono tra l’altro che si potrebbero ideare dei programmi educativi a lungo termine destinati ai bambini per migliorarne l’intelligenza. (g.i.)
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