Ambiente

Le migliori app per riconoscere piante, alberi e frutti

Foglie, piante, arbusti e frutti non avranno più segreti per noi. Senza alcun bisogno di chinarci per ore sui libri di botanica per conoscere la vegetazione che ci circonda: basta lo smartphone, o il tablet, e una fotografia. Un semplice scatto e click per averne il completo identikit, che si tratti di un sicomoro o di una gardenia. Tutto grazie ad alcune applicazioni che si trovano nei nostri negozi digitali e sfruttano il riconoscimento visuale, cioè una tecnologia che compara le istantanee alle immagini presenti in una banca dati, per poi riuscire a dare un nome a ciò che vediamo.


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Le migliori app per piante e frutti

Le ultime novità nel campo arrivano da una delle app dedicate al settore più note e affidabili. Si chiama PlantNet, ha appassionato già 3.5 milioni di persone in tutto il mondo ed è utilizzata da 30mila utenti ogni giorno. È disponibile sia per Apple che per Android e ha appena ampliato il proprio database. Un’espansione che ora le permette di riconoscere sempre più verde. Prima la copertura era limitata a quattro aree geografiche: Europa occidentale, Nord Africa, isola della Riunione (nell’oceano indiano) e Guyana francese. Adesso si aggiungono Stati Uniti, Canada, Hawaii, Caraibi, isole Mauritius e mar Mediterraneo. Con il risultato che le immagini che PlantNet ha a disposizione nella propria banca dati hanno raggiunto quota 586mila. Mentre il numero di specie identificate è balzato da 8,200 a più di 13mila. Inoltre, l’applicazione offre la possibilità di ospitare dei microprogetti: un focus sulla vegetazione di uno specifico posto, ad esempio un orto botanico o una riserva marina, tutta da scoprire.

Come funziona Plantnet

Usarla è semplice. La si può scaricare gratuitamente da Google o Apple Store.

Poi inizia il gioco: basta scattare una foto, o sceglierne una dalle immagini presenti nella galleria, e sottoporla all’occhio di PlantNet. Dobbiamo fornirgli un’indicazione: se si tratta di un fiore, di un fusto, di una foglia o di un frutto. Poi l’app ci proporrà una serie di soluzioni possibili, accompagnate da un’immagine e una breve descrizione, tra cui potremo scegliere quella che ci sembra la più corretta. Se non si trova la soluzione, si può sottoporre la pianta al vaglio della comunità.

Durante la nostra prova tra le strade di Roma, PlantNet ha individuato correttamente un albero: un faggio. Ma non è riuscita a riconoscere una bougainvillea.

Le altre app

Niente paura, PlantNet non è la sola a offrire questo tipo di servizio. E se qui non troviamo risposta ai nostri quesiti botanici, possiamo sempre fare ricorso ad altre decine di applicazioni dal funzionamento simile. Come Like that Garden, gratuita per iOS e Android, che include le piante da interni e fornisce una serie di consigli per farle crescere meglio. Il pollice verde è assicurato. iForest, invece, non permette di identificare l’albero dalla foto, ma possiamo mettere a confronto l’istantanea con le immagini contenute nell’archivio. Il suo punto di forza è che è tarata sulla vegetazione del Centro Europa e include oltre 1700 immagini di oltre 100 alberi e arbusti. Le informazioni fornite sono molto dettagliate e includono, ad esempio, ricette di cucina e usi medici delle piante. È disponibile per iPhone e Android, ma non è gratuita (costa circa 17 euro). Il 10 percento dei ricavi è destinato a una fondazione che promuove la tutela del paesaggio rurale e dei boschi europei.

Infine, per chi ha in programma un viaggio negli Stati Uniti, o in Canada, vale la pena scaricare Leafsnap (gratuita, solo per iOS): un’applicazione specializzata nel riconoscimento delle foglie, sviluppata in sinergia dai ricercatori provenienti dalla Columbia University, dalla University of Maryland e dalla Smithsonian Institution e la Canadian Wildlife Federation. All’interno, pure un gioco per testare quanto abbiamo imparato sulla vegetazione scattando e usando la app. Il divertimento è assicurato.

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Rosita Rijtano

Giornalista. Dal 2013 collabora con Repubblica, dove scrive soprattutto di tecnologia e scienza, e co-cura un blog sul cyberbullismo. Esaurita dal lavoro da remoto, ha chiesto asilo politico alla redazione di Galileo.

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