Autismo, nella mente di Naoki

Naoki Hagishada

Il motivo per cui salto

Sperling & Kupfer, 2014, pp. 177, 14 euro

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Autistico grave, Naoki, ha imparato a comunicare indicando degli ideogrammi su una tastiera. “Il motivo per cui salto”, è un libro che promette di offrirci l’eccezionale e unica possibilità di guardare all’interno della mente di una persona autistica. Ci spiega i comportamenti, le manie e le gioie di chi è affetto da tale disturbo.

“Da piccolo non sapevo nemmeno di essere un bambino particolare. Come l’ho scoperto? Sentendomi dire che ero diverso dagli altri, e che questo era un problema”. Inizia così il libro di Hagishada, con un pugno ben assestato nello stomaco del lettore. Perché è vero e innegabile: per la maggior parte di noi i bambini affetti da disturbi dello spettro autistico sono un problema, un problema che ci interessa relativamente poco e per il quale non facciamo quasi nulla. E ci sentiamo in colpa per questo, ed è proprio questo senso di colpa che ci fa leggere il libro tutto d’un fiato senza lasciarci il tempo di elaborare bene quello che stiamo leggendo, perché sembra tutto autentico e inconfutabile. Ci sentiamo inermi e allo stesso tempo affascinati davanti a questo ragazzo così intelligente e brillante. Egli ci conduce nel suo mondo problematico accompagnandoci passo dopo passo, domanda dopo domanda e risposta dopo risposta attraverso le porte chiuse di una mente che non riesce a comunicare con l’esterno. Ci coinvolge con le sue storie orientali e ci commuove facendoci capire di non essere poi così diverso da tutti noi. Ci mette davanti a un vero e proprio rovesciamento di prospettiva e ci lascia lì, a sentirci immensamente stupidi per non averlo capito prima.

E se non fosse tutto proprio così? Se il libro fosse una mera trovata di marketing? Possibile che un ragazzo affetto dalla forma grave di disturbo autistico riesca a trasmettere con tanta precisione i suoi pensieri? Possibile che la sola “comunicazione facilitata” supplisca alla mancanza di verbalizzazione di questo ragazzo? Sono tutte domande lecite che attraversano la mente del lettore. O meglio, sono le domande che si creano lentamente nella nostra mente durante la lettura, ma che passano in secondo piano dato il coinvolgimento del lettore nella storia.

Ma sono domande che non hanno esitato a porsi gli esperti in materia. Carlo Hanau, membro del comitato scientifico dell’Angsa (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) ha accusato l’autore di “gravi mistificazioni per vendere illusioni”. Dai toni più pacati, ma non meno scettici, Daria Riva, direttore dell’Unità Operativa di Neurologia all’Istituto Carlo Besta di Milano, che pone dei “seri dubbi che il ragazzo soffra di un autismo grave”. Inoltre, la ricercatrice mette in guardia dal cosiddetto “fenomeno Rain Man”, il rischio cioè di “far passare l’idea errata che tutti i ragazzi autistici siano così”, proprio come è accaduto al tempo dell’uscita del film con Dustin Hoffman.

Un libro da evitare quindi? Probabilmente no. Forse da leggere con le dovute precauzioni, ma si tratta pur sempre di una storia affascinante che, realmente o meno, ci mostra un pezzettino del silenzioso mondo dei ragazzi affetti da Disturbi dello Spettro Autistico. E se farà avvicinare al problema anche solo una piccola porzione di popolazione, be’, ne sarà sicuramente valsa la pena.

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