Abbiamo trovato le ossa di Babbo Natale?

Alzi la mano chi non ha mai creduto in Babbo Natale. Il mito della nostra infanzia è certamente un’invenzione, ma qualcosa di vero c’è. E dall’Università di Oxford arriva la conferma che potremmo aver ritrovato un suo osso, o meglio un osso di Nicola di Myra (più noto come San Nicola di Bari o nel Nord Europa come Santa Klaus), il personaggio storico che ne ha ispirato la leggenda. Secondo la datazione al radiocarbonio, infatti, la reliquia risalirebbe al IV secolo d.C., proprio il periodo in cui visse il santo.

La leggenda di Babbo Natale dunque ha radici molto lontane nel tempo, in un luogo in cui forse faremmo fatica a immaginarcelo tra neve e renne. Secondo gli storici, infatti, Nicola di Myra era un vescovo nato e vissuto nel IV secolo d.C. nella zona dell’attuale Demre, in Turchia. Un personaggio, pare, amatissimo e noto per la sua straordinaria generosità, un’aura che non si è mai persa nei secoli successivi, facendolo diventare uno dei santi più venerati della cristianità.

San Nicola – si pensa – morì perseguitato dall’imperatore Diocleziano intorno al 343 d.C: i suoi resti furono sepolti e rimasero là dove aveva sempre vissuto fino al 1087, quando dei mercanti italiani li riesumarono per trasferirli a Bari, dove tuttora le reliquie a lui attribuite riposano nella cripta sotto l’altare della Basilica di San Nicola.

Le ossa di San Nicola, però, sembrano essere sparse un po’ in tutto il mondo. Oltre che a Bari, alcune reliquie attribuite al santo si trovano nella Chiesa di San Nicolò al Lido a Venezia, altre all’interno di collezioni private. Collezioni come quella di Padre Dennis O’Neill della chiesa di Santa Marta di Betania a Morton Grove (Illinois, Usa), che possiede l’osso pubico di San Nicola che i ricercatori dell’Oxford Relics Cluster hanno analizzato e fatto risalire proprio al IV secolo d.C, utilizzando le tecniche di datazione al radiocarbonio (C14).

Che sia parte dello scheletro del vero San Nicola la scienza non potrà mai dirlo, commenta Georges Kazan, direttore del Relics Cluster, ma ci sono aspetti interessanti che meritano di essere approfonditi. Per esempio, in passato alcuni studi avevano stabilito che le due collezioni italiane di reliquie attribuite a San Nicola (quella di Bari e quella di Venezia) fossero complementari. A Bari, però, non è conservato l’intero bacino del santo, ma solo la parte superiore (ileo) sinistra, e non è chiaro se si possa trovare tra gli oltre 500 frammenti ossei conservati a Venezia. La reliquia di Padre O’Neill, invece, è un frammento osseo abbastanza grande, compatibile con il pube sinistro di un bacino umano.

Che siano della stessa persona? Questo la scienza di oggi può appurarlo, sostiene Kazan: “Possiamo farlo utilizzando la paleogenetica, i test sul dna antico. Queste reliquie, che risalgono a un tempo così lontano, potrebbero in effetti essere autentiche”.

Via: Wired.it

Mara Magistroni

Nata e cresciuta nella “terra di mezzo” tra la grande Milano e il Parco del Ticino, si definisce un’entusiasta ex-biologa alla ricerca della sua vera natura. Dopo il master in comunicazione della scienza presso la Sissa di Trieste, ha collaborato con Fondazione Telethon. Dal 2016 lavora come freelance.

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