Ambiente

Strage di balene in Antartide

Credits: Bo Eide/Flickr CC

 

333 balene uccise, di cui circa 200 femmine incinte. È questo il bilancio di caccia delle baleniere giapponesi che hanno appena fatto ritorno ai porti di partenza dopo un raid sanguinario nelle acque dell’Antartide. Il tutto in barba al parere assolutamente negativo espresso alla fine dello scorso anno dalla International Whaling Commission (Iwc), l’agenzia internazionale fondata nel 1946 e che si occupa, per l’appunto, della protezione e della conservazione dei cetacei. Lo Institute for Cetacean Research giapponese, dal canto suo, ha ribadito che la caccia è stata condotta per motivi di “ricerca scientifica” (in particolare monitorare salute, età, alimentazione e numero degli animali) dichiarando che la presenza di così tante femmine incinta è un indicatore della “buona salute” della popolazione (almeno fino all’arrivo delle baleniere, aggiungiamo noi).

I motivi addotti dagli scienziati-cacciatori giapponesi, in ogni caso, non sembrano molto credibili. Come ricorda Vox, infatti, il 30 gennaio scorso i membri dello Iwc hanno pubblicato una lettera su Nature in cui si sostiene esplicitamente che il programma di caccia giapponese “non supera gli standard ragionevoli della peer review”. L’Australia, ora, vuole passare alle vie di fatto: stando al Sydney Morning Herald, il ministro degli esteri australiano Julie Bishop ha dichiarato pubblicamente che il suo governo “sta considerando tutte le strade legali per costringere il Giappone” a rispettare il parere dello Iwc. L’escalation della tensione nei rapporti tra Giappone e Australia potrebbe rendere più difficoltosa la chiusura di un contratto multimiliardario tra le due nazioni – la costruzione e vendita, da parte del Giappone, di 12 sottomarini destinati alla flotta australiana. Il prossimo confronto pubblico avverrà nell’ottobre prossimo, quando gli esperti della Iwc si riuniranno nuovamente per ribadire la propria “forte opposizione alla caccia commerciale delle balene e alla cosiddetta ‘caccia scientifica’, promuovendo una moratoria sulla caccia e sostenendo la conservazione degli animali”. Staremo a vedere.

Via: Wired.it

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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