Barche, il rumore attira il biofouling

Potrebbe esserci una spiegazione biologica del perché i piccoli organismi incrostanti, dannazione di tutti i marinai, prosperino abbondanti sopratutto sugli scafi delle barche e delle navi. E questo motivo potrebbe avere a che fare con il rumore: secondo un gruppo di ricercatori neozelandesi e australiani, infatti, lo sviluppo di alcune di queste specie potrebbe essere influenzato proprio dalle vibrazioni dei generatori. La curiosa correlazione è stata testata, per ora, soltanto su una specie di ascidia, Ciona intestinalis, fra i più comuni animali incrostanti.

Il problema delle bioincrostazioni di origine marina, normalmente indicato con il termine inglese biofouling, è molto noto a chi va per mare, visto che aumenta la resistenza all’acqua e diminuisce la velocità di navigazione, facendo lievitare le spese per il carburante anche del 40%. Questo è il motivo per cui di solito si usano sullo scafo delle sostanze antivegetative, che impediscono lo sviluppo dello strato di microrganismi che precede l’attecchimento degli animali. Le più diffuse ed efficaci contenevano stagno tributile (TBT), nocivo per la flora e la fauna marina. Tanto che l’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) nel 2001 ha varato una convenzione che mette al bando il TBT a livello mondiale.

Per capire se e come l’ambiente acustico influenzi il biofouling, Justin McDonald del Western Australian Department of Fisheries e i colleghi del National Institute of Water and Atmospheric Research (Nuova Zelanda) e della University of Auckland hanno innanzitutto misurato con un idrofono il rumore prodotto dai pescherecci nel porto di Fremantle (Australia). Poi hanno analizzato la distribuzione delle incrostazioni sugli scafi e hanno visto che queste sono più abbondanti vicino al generatore, mentre sulla prua, che è la parte più silenziosa, sono meno frequenti.

Dal mare, i ricercatori si sono poi spostati in laboratorio, dove alcune larve di Ciona intestinalis sono state allevate al suono (precedentemente registrato) delle imbarcazioni. Ed ecco i risultati, pubblicati su Biofouling: le larve esposte al rumore hanno avuto un tasso di sopravvivenza più elevato rispetto a quelle cresciute in un ambiente silenzioso, si sono sviluppate più rapidamente e sono state le prime a compiere la metamorfosi, fissandosi al substrato.

Sul perché di quanto osservato, i ricercatori avanzano un’ipotesi: il rumore dei generatori sarebbe simile a quello prodotto dalle onde sulle scogliere e sulla barriera corallina, e potrebbe quindi funzionare da segnale per attirare le larve (che nuotano) e stimolare la metamorfosi e l’attecchimento. Gli animali potrebbero essere attratti fino a una distanza di mezzo chilometro.

Se è vero che esistono dei suoni che favoriscono lo sviluppo degli organismi incrostanti – specula inoltre McDonald – si potrebbero trovare delle “frequenze repellenti”. Per il momento il consiglio è di ridurre il rumore, spegnendo i motori e i generatori nei porti e, comunque, non appena possibile.

Riferimento: DOI:10.1080/08927014.2014.919630

Nell’immagine: Ciona intestinalis. Credits @ Perezoso (Wikimedia Commons) via Wikipedia

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