Venerdì 10 giugno, è la data in cui sembra finalmente essersi risolto il mistero del batterio killer: il ceppo enteroemorragico O104:H4 di E. coli che ha flagellato la Germania, e tenuto con il fiato sospeso il resto d’Europa, è stato veicolato dai germogli di leguminose, compresi quelli di fieno greco (Trigonella foenum-graecum), di fagioli indiani o fagioli mungo, di lenticchie, di fagioli azuki e di erba medica. Un parziale dietrofront rispetto a quanto le autorità tedesche avevano dichiarato solo pochi giorni fa, certificato però dagli esperti del Robert Koch-Institute (RKI), del Federal Institute for Risk Assessment (BfR) e del Federal Office of Consumer Protection and Food Safety (BVL). La prova schiacciante verrebbe da una confezione di germogli trovata tra i rifiuti di una famiglia colpita dall’infezione.
Le autorità tedesche raccomandano ora alle persone che si trovano in Germania di non mangiare germogli freschi di qualsiasi origine: tutti i germogli acquistati o conservati in casa, nei ristoranti, nelle mense, nelle aziende di catering devono essere eliminati, così come tutti gli alimenti che sono entrati in contatto con essi. Via libera invece al consumo di cetrioli, pomodori e insalata a foglie verdi. Restano sempre valide, comunque, le regole igieniche promulgate dall’Autorità europea per la sicurezza degli alimenti (Efsa). Infine, il RKI e gli altri istituti raccomandano il ritiro dal mercato di tutti i prodotti provenienti dall’azienda della Bassa Sassonia incriminata, anche se le indagini proseguono per capire esattamente a quale punto della produzione e distribuzione si sia generata la contaminazione.
La forza dell’epidemia si sta intanto riducendo e sembra ormai certo che sia concentrata dentro i confini della Germania. Qui, secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, ci sono stati finora (al 9 giugno) 30 morti su 2988 casi, mentre il totale si registrano 31 decessi su 3092 infezioni da E. coli.
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