Beagle 2, sconfitta a metà

Ora che anche l’ennesimo tentativo di collegamento è fallito, agli scienziati dell’European Space Agency (Esa) restano ben poche speranze di recuperare Beagle 2, il lander (un piccolo robot) sganciatosi dalla sonda Mars Express che avrebbe dovuto esplorare la superficie marziana alla ricerca di tracce di vita. Nel frattempo, le immagini inviate da Spirit, il rover della Nasa atterrato senza problemi, fanno il giro del mondo. Che conseguenze avrà la scomparsa di Beagle 2 per la “sfida” tra Esa e Nasa nell’esplorazione del pianeta rosso? A sentire Marcello Coradini, responsabile dell’esplorazione del Sistema Solare all’Esa, in realtà non molte. Professor Coradini, la perdita di Beagle 2 e il contemporaneo successo della Nasa sta attirando su di sé tutte le attenzioni, e finisce per mettere in ombra il resto della missione europea…”La verità è che Beagle 2 era una parte marginale e accessoria della missione, rappresentava una frazione piccola del costo complessivo, e comunque si sapeva che era una missione ad altissimo rischio. Inoltre, vale la pena di ricordare che non era un progetto Esa ma piuttosto un passeggero della nostra sonda Mars Express”. (Beagle 2 è stata infatti costruita da un consorzio britannico, guidato da Colin Pillinger della Open University, ndr). “Non è come se fosse affondata la nave, semmai è affondata una scialuppa che si era sganciata dalla nave”.Il resto della missione come proseguirà?”La sonda Mars Express è in orbita attorno al pianeta ed è perfettamente funzionante. In questi giorni verrà attivato il primo spettrometro a infrarossi, con cui osserveremo la superficie del pianeta e ne indagheremo la composizione mineralogica. Poi entrerà in funzione la telecamera ad alta risoluzione, che servirà a realizzare immagini dettagliate di aree selezionate della superficie marziana. Infine apriremo due grandi antenne radar, che entreranno in funzione intorno alla metà di febbraio e serviranno ad analizzare la crosta del pianeta fino a diversi chilometri di profondità, cercando acqua e ghiaccio”. La missione Esa e quella della Nasa condividono lo stesso obbiettivo scientifico: cercare le prove della presenza passata o attuale di acqua sul pianeta. In cosa si differenzia il metodo seguito?”È completamente diverso. Spirit e Opportunity, i due lander della Nasa (che sono due solo per ridondanza, non perché abbiano funzioni diverse) sono state fatte atterrare in due zone che danno l’impressione di avere ospitato acqua in passato. Arrivate lì verificheranno (in modo in realtà abbastanza rudimentale) se i dati mineralogici confermano questa supposizione. È quindi un’indagine locale, limitata alla superficie di alcune aree del pianeta. La nostra missione cerca di compiere un’analisi globale, che includa il sottosuolo e l’atmosfera. Con gli spettrometri possiamo studiare la presenza di carbonati, che significano antica presenza di acqua. Inoltre studieremo l’evaporazione nell’atmosfera marziana per capire quante molecole volatili perde ogni giorno: in base a questi dati potremo calcolare in che periodo della storia di Marte ci fosse un’atmosfera che consentiva la presenza di acqua in superficie”. Le missioni vero Marte dell’Esa continueranno dopo Mars Express?”Noi lo speriamo, ma dipenderà dai finanziamenti che verranno concessi. All’inizio del 2005 presenteremo una richiesta di fondi per il programma di studio ‘Aurora’, che prevede di arrivare nel 2030 all’installazione di una colonia umana su Marte. Prima saranno necessarie molte altre missioni per completare una sorta di studio di fattibilità: proprio come si fa quando si costruisce un palazzo, dovremo individuare un luogo con le caratteristiche geologiche adatte, in cui sia più facile l’accesso alle risorse, come per esempio una falda acquifera”.Basterebbero davvero trent’anni per portare esseri umani su Marte e farli vivere lì per lunghi periodi?”I tempi nelle missioni spaziali dipendono solo dall’entità dei finanziamenti. Quando gli Stati Uniti decisero di portare un uomo sulla Luna lo fecero nel giro di pochi anni dall’inizio del progetto. La cosa certa è che l’Europa da sola non potrà avere le risorse per completare questo piano. Noi vogliamo giocare d’anticipo e individuare subito le nicchie in cui inserirci e far valere la nostra esperienza per un progetto comune, anziché arrivare dopo a raccogliere le briciole di un progetto Nasa”.

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