Benvenuti nel matemativerso

Ian Stewart
Flatterlandia
Aragno 2008, pp. 433, euro 18,00

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Nel 1884 Edwin Abbott Abbott (non è un errore di stampa, il suo nome ha proprio due “Abbott”) scrisse un racconto che, oltre a essere una satira della società vittoriana, è un testo matematico, per la precisione geometrico. Flatlandia è da allora diventato un classico: un mondo bidimensionale, dove le persone sono figure geometriche e in cui il protagonista Quadrato (A. Square nell’originale) viene portato da una Sfera a scoprire le meraviglie della terza dimensione. Prima terrorizzato e poi sempre più convinto, Quadrato una volta ritornato nel suo mondo cercherà di convincere i propri simili dell’esistenza di un altro mondo, ma non verrà creduto e sarà imprigionato.

Più di un secolo dopo, è il matematico inglese Ian Stewart a prendere spunto da quel lavoro per creare un’opera simile, solo “ancora più piatta”, come il nome stesso dice. Vikki, una discendente di A. Square, scopre casualmente il diario del suo trisnonno e riesce a contattare uno Spazionauta, che la porta alla scoperta di tutto il Matemativerso, l’insieme di tutti gli universi possibili che può essere amMIRAto mediante la Macchina dell’IRrealtà Analogico-virtuale, in breve per l’appunto MIRA. Stewart è meno interessato di Abbott ai temi di denuncia sociale, anche se come nelle sue altre opere c’è un forte impulso alla parità dei sessi; ma la parte fondamentale del libro consiste nel mostrare in maniera per quanto possibile intuitiva vari campi della matematica e della fisica moderna. Abbiamo così gli spazi a dimensione frazionale, quelli topologici, il piano proiettivo, gli spazi discreti e la geometria iperbolica da un lato; il mondo quantistico e relativistico, e la possibilità di fare viaggi nel tempo dall’altro.

Stewart ama i giochi di parole, forse all’eccesso: già il nome completo della protagonista, Victoria Line, è quello di una linea della metropolitana londinese, come anche quello di sua madre Jubilee Line; il padre, Grosvenor Square, prende il nome da una famosa piazza. Tra i personaggi che Vikki e lo Spazionauta incontrano nei loro viaggi c’è la mucca Moobius che ha un solo lato come il nastro di Möbius e che vende il suo latte in bottiglie di Klein; le Space Girls, che vogliono che Vikki sia “empowered” come gli spazi geometrici che esse rappresentano; e l’appaltatore dei viaggi nel tempo Hawk King, che chiaramente è Stephen Hawking. Onore dunque al merito del traduttore Filippo Demonte-Barbera, che si è cimentato con successo nell’eroica impresa di rendere per quanto possibile in italiano tutti questi giochi di parole e le sfumature nei dialoghi; nella prefazione spiega anche la genesi di alcuni di essi, permettendo al lettore di apprezzarli ancora di più. I “parallel lions”, per esempio, diventano “linci parallele”; il concetto matematico è quello delle linee parallele, che si trasmutano nella traduzione mantenendo però l’eco del nome.

L’opera termina con una postfazione di Michele Emmer, che ricapitola la storia della cosiddetta geometria visiva da Abbott a Stewart. In complesso, il libro è sicuramente consigliabile per chi vuole avere uno sguardo sulla matematica e sulla fisica di oggi ed è più attratto dalle battute che dalle formule.

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