BioCamp, quando i giovani incontrano Big Pharma

Antonio, Giuseppe, Valentina. Sono i nomi dei tre giovani ricercatori che quest’anno hanno partecipato al Novartis International Biotechnology Leadership Camp (BioCamp), workshop internazionale che riunisce 60 ricercatori universitari di 21 paesi presso il Campus della multinazionale a Basilea. Per tre giorni, dal 27 al 29 agosto, i ragazzi hanno incontrato i massimi dirigenti dell’azienda farmaceutica, ma anche scienziati del calibro di Rolf Zinkernagel, premio Nobel per la medicina nel 1996 per le sue ricerche nell’ambito dell’immunità cellulo-mediata, e Anna Fudge, pubblicitaria e creativa, giudicata una delle donne più potenti del mondo, voluta da Barack Obama alla National Commission on Fiscal Responsibility and Reform.

“Sono stati giorni molto interessanti, che ci hanno permesso di conoscere una realtà altrimenti inavvicinabile per noi”, dice Antonio Vinciguerra, 26 anni, laureato in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche all’Università degli Studi Federico II di Napoli, dove prosegue con un dottorato di ricerca nel settore delle neuroscienze. I ragazzi italiani, cosi come quelli degli altri paesi, sono stati selezionati sulla base dei curricula e finora la loro esperienza è stata principalmente di ricerca universitaria. “Un ambiente molto diverso da quello che abbiamo respirato in questi giorni, per me totalmente sconosciuto”, sottolinea Valentina Cazzella, 27 anni, laureata in Genetica e Biologia Molecolare presso l’Università Sapienza di Roma, dove sta svolgendo un dottorato di ricerca nel settore della terapia genica. “Mi piacerebbe poter fare domanda per venire a lavorare qui”.

Oltre alle sessioni scientifiche e teoriche, ai ragazzi è stato chiesto di cimentarsi in un lavoro di gruppo: pensare a un piano di sviluppo commerciale per un test diagnostico sull’Alzheimer. Un’occasione per conoscere meglio anche gli altri partecipanti – la cui provenienza spazia dal Giappone agli Usa, dalla Cina al Marocco – e di imparare a guardare anche all’aspetto business della ricerca. “Siamo stati divisi in modo che nessuno avesse in gruppo qualcuno della sua nazionalità”, spiega Giuseppe Andrea Sautto, 27 anni, laureato in Biotecnologie mediche, molecolari e cellulari presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.  Attualmente impegnato in un Post-doc in microbiologia e virologia presso lo stesso ateneo milanese. “Un modo per apprezzare meglio anche le specifiche competenze di ognuno di noi, i diversi modi di fare ricerca”.

Anche per l’amministratore delegato di Novartis, Joseph Jimenez, il BioCamp rappresenta un’opportunità importante per entrare in contatto con realtà diverse, soprattutto quelle più lontane dalla Svizzera ma più strategiche per una multinazionale: “Nella nostra visione del futuro, è essenziale accelerare la crescita nei mercati emergenti. Confidiamo che i ricercatori presenti oggi al BioCamp ci possano guidare verso un futuro nel quale tutti i pazienti possano ricevere le cure migliori, senza condizionamenti derivanti dalla geografia”.

Immagine: i 60 partecipanti al BioCampus 2012. Credits: Novartis AG

1 commento

  1. ..Da quando ho visto morire mia nonna di Sclerosi e mio zio di cancro allo stomaco ho preso consapevolezza di quanto la salute debba essere un diritto universale,.non un bene mercificabile solo e in quanto vendibile/profitto …
    certe frasi come “imparare a guardare anche all’aspetto business della ricerca”, “più strategiche per una multinazionale”,“Nella nostra visione del futuro, è essenziale accelerare la crescita nei mercati “..mi fanno veramente paura..

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