Bioetica a teatro

Di questi tempi non è facile occuparsi di bioetica. O forse lo è fin troppo. Basta accusarsi a vicenda di laicismo o di integralismo religioso, e il gioco è fatto. La realtà, com’è ovvio, è più sottile, fatta di scelte delicate, sofferenze personali, princìpi e valori che si ritenevano incrollabili e fondanti di questo o quell’altro modo di pensare, ma che con poco sforzo possono essere rimessi in discussione. Ed è proprio di queste sfumature, dei diversi approcci possibili su temi controversi, che rende conto lo spettacolo messo in scena dal Teatro stabile di Torino, per la regia di Luca Ronconi, a partire dal testo Biblioetica. Dizionario per l’uso (Einaudi), di Gilberto Corbellini, Pino Donghi, Armando Massarenti, e con la consulenza scientifica della Fondazione Sigma Tau. Lo spettacolo è il quinto atto del progetto Domani, ideato dallo stesso Ronconi e dal direttore dello Stabile Walter Le Moli all’interno delle Olimpiadi della cultura di Torino 2006. Un riuscito tentativo di rendere il capoluogo piemontese qualcosa di più di una capitale olimpica.In uno spazio spoglio e buio, in cui le parole illuminate indicano le possibili direzioni alternative, lo spettatore di Biblioetica viene chiamato a scegliere il suo percorso. E il suo punto di vista. I temi sono quelli più sensibili: la donazione di organi e tessuti e l’eutanasia, il dolore e le cure palliative, il concetto di coscienza, lo statuto etico dell’embrione, la clonazione, i bio-brevetti e la bio-pirateria… Temi alti, ma che sollevano domande che riguardano la vita quotidiana, di tutti. Chi stabilisce cosa è meglio, per un individuo/paziente? Si ha il diritto di abbandonare una terapia scientificamente validata per una cura di cui non si conoscono gli esiti? Si ha il diritto di rifiutare interventi medici sul proprio corpo? Si ha il diritto di chiedere aiuto per morire con dignità quando si ritiene arrivato il momento? Di chi è il corpo umano, e le sue parti? Esistono dei valori universali, o cambiano a seconda del tempo e dei paesi?Naturalmente non si tratta di un testo neutro: sebbene Corbellini, Donghi e Massarenti abbiano cercato di rappresentare le diverse angolature, e gli attori diano vita a personaggi in contrasto tra loro (il bioeticista, lo scienziato, il giornalista, lo studente, i parenti del malato…), spesso appare in controluce l’ossatura del loro pensiero. In contrasto con la diffusa paura della libertà di scelta, con l’uso ambiguo di parole che nascondono il vero senso delle operazioni (si pensi alla cosiddetta “donazione di organi”, che donazione non è) e con l’idea per cui tutto può essere acquistato e venduto, gli autori cercano di mettere dei punti fermi che individuino un pensiero laico – nel senso più genuino del termine, ovvero senza preconcetti, pronto a modificare lo sguardo ma con il gusto (e non la paura) dell’esplorazione del mondo. Se un appunto può essere fatto alla riduzione teatrale del testo, è però proprio questo: che nello sforzo di rendere giustizia alle ragioni degli uni e degli altri, viene del tutto trascurato uno sguardo di genere. Ora, nelle questioni come il principio della vita, i diritti dell’embrione, la donazione di gameti, non si può negare che esista un punto di vista sessuato. Che forse, vista l’ambizione alla completezza del panorama, si poteva tratteggiare con maggiore accuratezza.Biblioetica. Dizionario per l’uso. Di Gilberto Corbellini, Pino Donghi, Armando Massarenti. Consulenza scientifica Fondazione Sigma Tau. Con Fiorenza Brogi, Bob Marchese, Franco Passatore. Regia di Luca Ronconi, Claudio Longhi.Dal 14 febbraio al 12 marzo 2006Teatro Vittoria, Torino.Informazioni: http://www.teatrostabiletorino.it

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