Diciotto “palle” di gas sono state individuate in un campo stellare a 1.200 anni luce dalla Terra. La scoperta è di un gruppo di ricercatori del California Institute of Technology di Pasadena, negli Stati Uniti, e potrebbe costringere a riformulare le attuali teorie sulla formazione dei pianeti. “Masse planetarie giovani, che fluttuano nello spazio libere dall’influenza orbitale di una stella, sono state osservate solo nei primissimi stadi dell’evoluzione dell’Universo. E contrastano con il modello attuale della formazione dei pianeti”, spiega Maria Rosa Zapatero Osorio, membro del team di Pasadena e autrice della ricerca pubblicata su Science. Gli oggetti celesti, scoperti nell’ammasso stellare Sigma, nella costellazione di Orione, hanno cinque milioni di anni. Un’inezia, se paragonati ai miliardi di anni del nostro Sole. La “bolla” più piccola ha dimensioni cinque volte maggiori quelle di Giove, la più grande raggiunge le 15 volte. I ricercatori scrutavano la zona di Orione perché è abbastanza vicino alla Terra e facile da osservare, data l’assenza di grosse masse di gas e polveri. E infatti sono riusciti a osservare direttamente la luce emessa dai 18 corpi celesti. Una luce debole e rossastra, troppo “fredda” per delle stelle. Che si tratti di pianeti sembra essere confermato dalle misure di temperatura ottenute per mezzo degli spettrografi dell’osservatorio Keck, alle Hawaii. Resta però la possibilità che si tratti di 18 nane brune, fredde e molto piccole. Ma, a giudicare dalle osservazioni precedenti, è poco probabile che un numero così elevato di nane brune si concentrino in una regione del cielo relativamente piccola. (f.n.)
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