Buchi neri, nuova luce sui loro getti

I getti relativistici sono zampilli estremamente potenti di plasma che solitamente emergono dal centro di alcune galassie attive, in particolare radiogalassie e quasar, e la cui lunghezza può raggiungere addirittura le centinaia di migliaia di anni luce. Getti simili, ma in scala minore, si possono sviluppare attorno a stelle di neutroni e buchi neri stellari, dalla cui rotazione potrebbero ricevere la loro enorme quantità di energia. Uno studio, pubblicato su Nature, esamina un nuovo buco nero, poco più grande del nostro Sole, che rappresenta un buon candidato per studiare la composizione dei getti relativistici e che fornisce alcune importanti informazioni su cosa alimenti questi zampilli

I ricercatori, guidati da Maria Diaz Trigo, hanno analizzato, tramite il satellite XMM-Newton dell’Esa e l’Australia Telescope Compact Array, le onde radio e i raggi X emessi dal buco nero, che si riteneva essere attivo, ma i dai ottenuti non hanno mostrato la presenza di nessun getto relativistico. Tuttavia, poche settimane dopo, il team ha analizzato di nuovo l’oggetto, e questa volta ha trovato delle emissioni radio corrispondenti all’apparizione improvvisa dei getti. Inoltre, erano presenti anche delle righe nello spettro a raggi X del buco nero, chiaro segno rivelatore della presenza di atomi ordinari, in questo caso nichel e ferro.

“Sappiamo da molto tempo che i getti contengono elettroni, ma dato che la loro carica totale non è negativa, deve esserci qualcosa carico positivamente al loro interno” ha spiegato James Miller Jones, che ha condotto le osservazioni radio, “Fino ad ora non era chiaro se la carica positiva provenisse dai positroni, l’opposto degli elettroni nell’antimateria, o da atomi carichi positivamente. Dato che il nostro studio ha trovato nichel e ferro nei getti, sappiamo ora che è la materia ordinaria che fornisce la carica positiva.”

Poiché gli atomi di materia ordinaria sono molto più pesanti dei positroni che si credeva li componessero, i getti relativistici devono risucchiare molta più energia del previsto dal buco nero che li genera. Gli scienziati tuttavia sono ancora incerti se essi siano alimentati dalla rotazione dell’oggetto stesso, o se essi siano sparati direttamente dal disco di materia che circonda il buco nero. 

“I nostri risultati mostrano che è più probabile che sia il disco il responsabile della creazione dei getti, e stiamo progettando ulteriori osservazioni per confermarlo” ha concluso Miller Jones. Tramite i dati ottenuti, i ricercatori hanno anche potuto stimare la velocità dei getti, circa 198mila km/s (66% della velocità della luce).

Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature12672

Credits immagine: J. Miller-Jones (ICRAR) using software created by R. Hynes 

Claudia De Luca

Dopo la laurea triennale in Fisica e Astrofisica alla Sapienza capisce che la vita da ricercatrice non fa per lei e decide di frequentare il Master in Giornalismo e Comunicazione della Scienza all'Università di Ferrara, per imparare a conciliare il suo amore per la scienza e la sua passione per la scrittura.

Articoli recenti

Il talco può aumentare il rischio di tumore?

Il colosso farmaceutico Johnson & Johnson pagherà 6,5 miliardi di dollari per chiudere le cause…

4 giorni fa

Mesotelioma, 9 casi su 10 sono dovuti all’amianto

Si tratta di una patologia rara e difficile da trattare. Colpisce prevalentemente gli uomini e…

7 giorni fa

Uno dei più misteriosi manoscritti medioevali potrebbe essere stato finalmente decifrato

Secondo gli autori di un recente studio potrebbe contenere informazioni sul sesso e sul concepimento,…

1 settimana fa

Ripresa la comunicazione con la sonda Voyager 1

Dopo il segnale incomprensibile, gli scienziati hanno riparato il danno a uno dei computer di…

2 settimane fa

Atrofia muscolare spinale, ampliati i criteri di rimborsabilità della terapia genica

L’Aifa ha approvato l’estensione della rimborsabilità del trattamento, che era già stato approvato per l'atrofia…

2 settimane fa

Così i tardigradi combattono gli effetti delle radiazioni

Resistono alle radiazioni potenziando la loro capacità di riparare i danni al dna. Piccolo aggiornamento…

2 settimane fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più