Nove motivi per cui diciamo le bugie

bugie
(Foto di Jelleke Vanooteghem su Unsplash)

Le bugie sono tante, infinite, scrive Alberto Siracusano, ordinario di Psichiatria all’Università di Tor Vergata a Roma: di solito si mente perché si vuole far credere di essere migliori di quello che si è, si mente per paura, per vergogna, per gioco, e anche per il semplice gusto di mentire. Le bugie crescono nel tempo, si arricchiscono di particolari, trascurano o inventano dettagli, cercano di manipolare l’interlocutore portandolo a pensare ciò che il bugiardo suggerisce: la mente-ragno tesse la sua tela cercando di non lasciare sfuggire la sua preda, e inganno, segreto, invenzione, finzione, astuzia… costituiscono i fili della rete.

Alberto Siracusano
Perché mentiamo. Cosa nascondono le bugie.
Raffaello Cortina Editore, 2023
pp. 250 € 16,00

Le bugie di Pinocchio

Personaggi della letteratura come Pinocchio e Jago, e persone della vita reale offrono esempi dei tanti modi in cui si può mentire e dei tanti scopi che si vorrebbero realizzare attraverso comportamenti ingannevoli. Le molte situazioni reali, interpretate attraverso le competenze psichiatriche dell’Autore, offrono al lettore anche spunti di riflessione sulla propria personalità e sulle proprie, inevitabili, menzogne. Bisogna stare attenti a non lasciare indizi che possano farci scoprire: le bugie hanno le gambe corte, dice un proverbio e il nostro stesso corpo spesso ci tradisce. Rossori, movimenti non controllati, sguardi preoccupati impediscono alla bugia di inserirsi nella mente altrui e la rendono poco credibile permettendo di riconoscerla facilmente.

Come mentono i bambini

Siracusano indaga anche sulle bugie infantili: i bambini non devono dire bugie ma ai bambini si possono dire bugie. Così ci sono genitori che violano l’intimità dei figli scoprendo i loro segreti, mentendo per proteggerli e per proteggersi; i bambini a loro volta raccontano storie talvolta incredibili, al confine tra la fantasia e la realtà, tra il gioco e la vita reale, tra la finzione e l’inganno.

Ulisse e Circe

Si raccontano i fatti in modo “diverso” per evitare punizioni, per ottenere vantaggi, per fare bella figura, per nascondere certe insicurezze, per acquistare una identità positiva, e le bugie cambiano con l’età testimoniando i modi in cui, crescendo, si vorrebbe essere visti. Da grandi, il modo di mentire maschile e femminile cambia e si differenzia: gli uomini, aggressivi e narcisisti, sono più esperti e riescono meglio a manipolare le parole per raccontare storie plausibili, le donne sono più empatiche e seduttive, leggono le espressioni del corpo ed elaborano linguaggi non verbali. L’esempio di riferimento è qui la relazione tra Ulisse e Circe, due menti ingannatrici che agiscono con modalità diverse mescolando diversi ingredienti: verità, falsità, invenzione, omissioni, mimica, recitazione.

Nove motivi per mentire

Le neuroscienze cognitive, ricorda Siracusano, identificano nove diversi motivi per cui si dicono le bugie, e in queste si possono identificare tre caratteristiche fondamentali: la falsità del contenuto, la consapevolezza del mentitore, l’intenzione di ingannare. I processi mentali che ne sono alla base sono solo in parte noti, ma certamente il ruolo della memoria è fondamentale: chi ha poca memoria spesso è poco credibile. Le interpretazioni psicologiche del bisogno di mentire non mancano e Siracusano ricorda varie teorie: quella dei quattro fattori, la teoria dell’inganno interpersonale, la teoria psicodinamica della bugia. Del resto gli esseri umani sono organismi complessi, in cui pensieri e comportamenti non sono dettati dalla ricerca del vero ma da una moltitudine di motivazioni sovrapposte, tra cui in particolare il bisogno di essere accuditi e il bisogno di giustificarsi “per sentirsi a posto con la coscienza”. Il lavoro psicoterapeutico, infatti, è più orientato a comprendere il funzionamento della personalità dei pazienti che a valutare la verità o la falsità di quanto questi riportano.

Le bugie sui social

E’ molto interessante il capitolo che analizza le tecnologie della comunicazione, sempre più diffuse, che rendono accessibili a tutti menzogne più o meno gravi, dai profili truccati alle varie bugie social. Le identità digitali, infatti, promuovono immagini di sé molto artefatte, per entrare nei cuori degli altri, per rispecchiarsi in maniera diversa da quello che si è, e in rete le bugie si diffondono molto velocemente. I risvolti di questo fenomeno diventano particolarmente importanti per bambini e adolescenti dalla identità ancora in fase di sviluppo, ed è facile riscontrare in chi fa uso delle bugie tecnologiche una bassa autostima e il bisogno di riconoscimento sociale. Il lavoro psicoterapeutico può mettere in evidenza le effettive difficoltà dei mentitori, e può anche smascherare un certo tipo di bugie. Invece a livello più generale, politico, giudiziario o economico, diventa molto più difficile individuare delle fake news ben confezionate, e le strategie per smascherarle non sono sempre efficaci.

Paura della realtà

Comunque, conclude Siracusano, mentiamo tutti e le bugie accadono concretamente nella vita quotidiana. Tutti, sempre, cerchiamo di inventare un mondo come lo vorremmo, per soddisfare i nostri desideri ma, cercando di condizionando la mente altrui, condizioniamo soprattutto la nostra. E’ importante dunque riflettere maggiormente sul valore etico e morale del mentire, ricordando a noi stessi quanto il pensiero bugiardo esprima la grande paura di affrontare la realtà, preferendo ingannarsi anziché crescere e alterando così il nostro senso stesso della vita. Ma senza la verità la bugia non esiste, e verità e bugia sembrano essere due facce della stessa medaglia, legate in modo indissolubile tanto che, dopo aver letto il saggio di Siracusano, viene molta voglia di sapere anche cosa sia la verità.

Foto di Jelleke Vanooteghem su Unsplash