Caccia all’italiana

La caccia è tornata di attualità. E anche se non si sono ancora raggiunti i toni aspri dei tempi del referendum, si stanno delineando due posizioni inconciliabili. Il motivo del contendere è la legge quadro 157/92 che regolamenta l’attività venatoria nel nostro paese. Il 20 ottobre scorso è stato presentato alla Commissione agricoltura della Camera un testo unificato, relatore l’onorevole Francesco Onnis (An), che contiene alcune sostanziali modifiche alla storica normativa.

Il documento, che unifica le numerose proposte di legge che si sono susseguite nel corso degli ultimi anni, prevede, tra l’altro, il prolungamento della stagione venatoria e l’introduzione di nuove specie cacciabili. Due punti fortemente contestati dalla Lega italiana protezione uccelli (Lipu) che considera queste richieste prive di qualunque supporto scientifico. “Già attualmente in Italia ci sono più di 40 specie cacciabili, siamo secondi solamente alla Francia. Tra queste molte sono seriamente minacciate di estinzione come la tortora, la quaglia o la coturnice. Per cui un’eventuale modifica della legge dovrebbe avere se mai carattere restrittivo”, dice Danilo Selvaggi responsabile rapporti istituzionali della Lipu. E la Direttiva europea “Uccelli” (409/79/CEE), che contiene le tabelle delle specie cacciabili, su questo punto parla chiaro: i cacciatori italiani usufruiscono del massimo che gli è consentito, le 10 nuove specie di uccelli che si vorrebbero introdurre, non sono infatti presenti negli allegati della Direttiva. “Perciò la nuova normativa, se mai venisse approvata da noi, verrebbe subito bocciata in Europa”, prosegue Selvaggi.

Più controversa è la questione legata ai tempi della caccia. La Direttiva stessa e la Guida interpretativa sulla sua applicazione regolamentano la chiusura e l’apertura della stagione venatoria stabilendo alcuni parametri che tutti i paesi membri sono tenuti a rispettare. Uno di questi stabilisce che non si può sparare nei periodi di migrazione e riproduzione delle specie. Eppure, dicono da Federcaccia che spinge per una modifica della legge italiana, “la Guida interpretativa afferma che la caccia può essere esercitata nella decade corrispondente alla decade nella quale una specie inizia la migrazione o la riproduzione, trattandosi di una sovrapposizione meramente teorica”. Inoltre il documento “Ornis” (il compendio di dati scientifici che indica specie per specie i dati biologici degli uccelli), a cui la Guida fa riferimento, fissa l’inizio della migrazione di alcune specie, come la pavoncella, la moretta e il beccaccino, alla prima decade di febbraio, mentre di altre specie come l’allodola e il prociglione alla terza decade di febbraio. “Quindi”, dice Federcaccia, “secondo i principi della Direttiva 79/409, i criteri della Guida interpretativa e i dati scientifici ufficiali del documento Ornis, le suddette specie sarebbero cacciabili in Italia, rispettivamente fino a tutta la prima e fino a tutta la terza decade del mese di febbraio (ben oltre il termine ultimo fissato dalla 157 al 31 gennaio. Ndr)”.

Il prolungamento dell’attività venatoria è quindi legittimato a livello europeo? “Neanche per idea”, risponde dice Danilo Selvaggi. “Nella Direttiva si fa riferimento ad altre due condizioni che impediscono la caccia, ossia ogni qualvolta si arreca disturbo ad altri animali, e se esiste il pericolo di scambiare tra loro due specie molto simili e quindi abbattere un esemplare non cacciabile. Per cui anche ammesso che si possa superare il divieto legato ai tempi della migrazione o della riproduzione, rimangono, a tutela degli animali gli altri due criteri vincolanti”.

La paventata nuova legge sulla caccia, contro la quale la Lipu ha consegnato alla Presidenza del Consiglio un documento con 200.000 firme, sembra dover rinunciare all’appoggio di Forza Italia preoccupata per quell’80 per cento degli italiani che in recenti sondaggi si è dichiarato contrario alla liberalizzazione della caccia. Ma anche di una parte dei cacciatori. “Modificare la 157 porterebbe a creare di nuovo una spaccatura nel nostro paese tra favorevoli alla caccia e contrari, il che è veramente poco auspicabile”, dice Osvaldo Veneziani presidente di Arcicaccia, “noi siamo consapevoli che la proposta dell’onorevole Onnis non è condivisa dalle parti interessate. Sono contrari gli agricoltori, gli ambientalisti, gli scienziati. La nostra associazione vuole operare nel rispetto dell’ambiente e il prolungamento dei tempi di caccia avrebbe effetti negativi sulle specie migratorie. Noi non abbiamo alcun interesse a contrastare la tutela della fauna, anzi sappiamo che per svolgere al meglio la nostra attività è necessario prima garantire la costruzione di un patrimonio faunistico”.

Cacciatori e animalisti per una volta dalla stessa parte. Come durante la firma avvenuta il 12 ottobre scorso dello storico accordo tra Face (Federazione europea dei cacciatori) e Birdlife International (federazione mondiale per la protezione degli uccelli) in cui si riconosce che la “Direttiva “uccelli” è lo strumento appropriato per la conservazione dell’avifauna e che nessuna azione verrà intrapresa dalle due organizzazioni firmatarie per emendarla o svilirne il valore”. Con quali ricadute per l’Italia? Secondo la Lipu ciò dovrebbe sancire il definitivo abbandono di ogni velleità di modifica della 157. Ma, come abbiamo visto, c’è chi la pensa diversamente.

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