Categorie: AmbienteVita

Caccia, una pratica vecchia di oltre 400.000 anni

Già migliaia di anni prima della comparsa dell’uomo di Neanderthal i nostri antenati cacciavano in gruppo, così ben organizzati da riuscire ad abbattere animali grandi come l’elefante preistorico. A scoprirlo, gli archeologi dell’Università di Southampton, grazie a uno studio portato avanti dal 2003 a oggi nel sito di Ebbsfleet, nel Kent (UK). Il ritrovamento più affascinante nelle profonde stratificazioni di depositi, datati 420.000 anni fa, è stato lo scheletro di un elefante dalle zanne dritte (Paleoloxodon antiquus), una specie ormai estinta e grande il doppio dei suoi parenti africani. Non si tratta della prima carcassa di elefante rinvenuta in Europa, ma per la prima volta i ricercatori hanno trovato anche le prove che l’animale era stato cacciato e poi macellato. I resti erano infatti circondati da 80 artefatti in selce, semplici lame affilate del tipo conosciuto come Clactoniano, particolarmente adatte al taglio della carne, talvolta dotate anche di dentelli utili a perforare la spessa pelle degli animali. Questi manufatti, affermano i ricercatori, sono stati utilizzati per macellare l’elefante da un gruppo di almeno quattro uomini, e l’esemplare è decisamente troppo giovane per pensare sia morto per cause naturali.

I nostri antenati, dunque, basavano parte della loro alimentazione sulla carne dei grandi erbivori e si erano specializzati nella creazione di strumenti per poterli cacciare. Potrebbe sembrare impossibile che un piccolo gruppo di uomini armati di lancia riesca ad uccidere un pachiderma che pesa quattro volte più di un’auto familiare. Eppure, spiegano i ricercatori, si può fare. Già nel 1948, infatti, nel sito di Lehringen in Germania era stato rinvenuto lo scheletro di un giovane esemplare con una lancia infilata tra le costole.

Nel sito di Ebbsfleet i ricercatori hanno trovato anche i resti di numerose altre specie quali tipologie di bovini, rinoceronti e leoni ormai estinte, bertucce, castori, conigli, lumache, arvicole e toporagni. Una ricchezza in biodiversità che ha confermato quanto differente fosse la valle nel periodo Hoxniano interglaciale, al quale sono stati datati i resti. Il clima in quell’area, infatti, era molto più caldo di quello attuale, e la zona era estremamente rigogliosa, ricca di vegetazione boschiva e acquitrini.

La scoperta e la datazione dei reperti di Ebbsfleet hanno fornito chiarimenti anche sulle migrazioni dell’uomo, partendo dal presupposto che i nostri antenati si erano estinti nell’Europa del Nord durante l’era glaciale di 450.000 anni fa, conosciuta come glaciazione Angliana. La capacità di cacciare grandi mammiferi, suggeriscono gli sutori dello studio, spiegherebbe come siano riusciti a sostentarsi durante l’Hoxniano, mentre si spingevano nuovamente a nord, verso l’attuale Gran Bretagna. 

Riferimenti: University of Southampton

Credits immagine: University of Southampton 

Eleonora Degano

Est modus in rebus (forse)Con alle spalle la maturità classica e una laurea in Biologia e biodiversità degli ecosistemi, ha frequentato il Master in Giornalismo Scientifico Digitale alla SISSA di Trieste. Fotografa amatoriale, lettrice seriale, ogni occasione è buona per fare le valigie e partire. Quando è ispirata scrive di scienza (e non solo) sul suo blog.Su Twitter è @Eleonoraseeing.

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