Hanno ‘’la faccia pulita’’ dei trentacinquenni, diplomati, e spesso laureati, con un buon impiego, il conto in banca e, nell’8 per cento dei casi, occupano posti dirigenziali. Sono i nuovi sieropositivi italiani (62,6%) che rischiano di contagiare le loro compagne. Oggi la principale vittima dell’infezione, infatti, è una giovane donna tra i 30 e i 33 anni, eterosessuale, sposata o comunque con una relazione stabile a cui nel 40 per cento dei casi il virus è stato trasmesso dal partner (marito, fidanzato o compagno). A sua volta contagiato in seguito a rapporti non protetti con prostitute o transessuali. La nuova mappa del rischio Aids in Italia emerge dai risultati dello studio Icona (Italian Cohort Of Naive Antiretroviral patients) condotto su circa cinquemila persone sieropositive in 67 centri coordinati da sei università italiane su tutto il territorio nazionale, e presentato oggi all’ospedale Spallanzani di Roma. “L’Aids è sempre più una malattia della coppia normale, portata tra le mura domestiche dal maschio che si infetta attraverso rapporti promiscui o con prostitute”, ha spiegato Mauro Moroni, direttore della clinica di malattie infettive e tropicali del ‘’Sacco’’ di Milano. Rispetto a 10-15 anni fa il cambiamento è notevole: nel 1985 il 93 per cento di chi si scopriva sieropositivo era tossicodipendente o aveva avuto una storia di droga, mentre oggi la maggior parte di coloro che hanno contratto l’infezione è eterosessuale. Inoltre, guardando ai pazienti arruolati nello studio Icona negli ultimi due anni, si scopre che più della meta’ (53,2 per cento) ha acquisito il virus per via sessuale, mentre i tossicodipendenti o gli ex tossicodipendenti sono l’11,7 per cento. (l.g.)
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