Campi sintetici, rischi reali

L’ultimo allarme arriva dal Molise. Lo stadio comunale di Santa Croce di Magliano, in provincia di Campobasso, chiude. A prendere la decisione il sindaco, Pasquale Marino, dopo l’arrivo dei Carabinieri del Nas per il prelievo di alcuni campioni del terreno di gioco (in erba sintetica) per verificarne l’eventuale tossicità. Una decisione presa in via precauzionale e che presto potrebbero essere costretti a prendere molti altri in sindaci. In tutta Italia. Già, perché il timore che alcuni campi di calcio in erba sintetica possano essere dannosi per il nostro organismo comincia a essere più di un’ipotesi. Nei mesi scorsi, infatti, i Nas hanno iniziato la loro attività, facendo prelievi e campionamenti su 15 campi dislocati in sei regioni (Lazio, Campania, Toscana, Molise, Lombardia, Piemonte). Successivamente i campioni sono arrivati nei laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), che ha iniziato le prime analisi. “Da cui è emerso”, spiega Roberto Binetti, direttore Sostanze e preparati pericolosi dell’Iss, “che in termini di composizione in tutti i campi sono presenti alcune sostanze cancerogene come gli Ipa (Idrocarburi Policiclici Aromatici), il toluene o lo zinco”. “In termini di composizione” non significa però che queste siano effettivamente dannose per il nostro organismo. “Ora”, continua Binetti, “bisogna infatti vedere se il rischio esiste davvero e cioè se queste sostanze siano in grado di entrare in contatto con il corpo dei giocatori, per esempio per inalazione”.Al momento niente di certo, quindi. E gli stessi ricercatori che stanno conducendo le analisi gettano acqua su fuoco sostenendo che “ancora non è provata alcuna pericolosità dei campi di calcio”. Quello che è certo, però, è che le sostanze (e le loro concentrazioni) sono comunque fuori legge. Per gli Ipa, per esempio, sono state trovate quantità 2-3 volte superiori a quelle consentite per il verde pubblico.Ora che fare? I campi da analizzare sarebbero in teoria 350, ovvero quelli a 11 del circuito nazionale della Lega Nazionale Dilettanti (Lnd), l’unica che prevede per le partite ufficiali la possibilità di giocare sull’erba sintetica. Sotto accusa sono in particolare quelli che utilizzano pneumatici riciclati (prima lavati e poi triturati) come intaso, in pratica quella parte del campo che sostituisce la terra dove crescono i fili d’erba. Ecco perché è stata istituita una commissione (di cui fanno parte i ministeri della Salute e dell’Ambiente, l’Iss, la Lnd, il Coni e un paio di aziende che producono campi in erba sintetica). La prossima riunione della commissione è prevista per il 2 maggio dove verranno presentati i risultati definitivi dell’Iss e quindi si potrà iniziare a discutere concretamente sul da farsi. Molte le soluzioni al momento sul tavolo. Nella più drastica delle ipotesi si potrebbero per esempio chiudere tutti gli impianti che presentano alcune sostanze. Oppure, se la situazione non è tanto grave, aspettare gli otto anni di vita che di solito hanno i campi di calcio in erba sintetica. O ancora permettere la costruzione di impianti solo con plastiche vergini e non riciclate.Una scelta che non troverebbe d’accordo molte associazioni ambientaliste che ritengono che i campi in erba sintetica fatti con pneumatici riciclati non sono dannosi per la salute e che molti di questi timori siano lanciati “ad hoc” da una lobby di aziende che producono plastiche vergini per incrementare il loro business. Certo infatti è che un campo con pneumatici riciclati è molto più economico del suo rivale. Insomma, in pochi possono prevedere come andrà finire. Ciò che si sa, però, è che al momento i campi monitorati sono solo quelli della Lnd. Trascurando ciò che avviene dove le partite ufficiali non si giocano.

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