C’è vita in salamoia

Nuove forme di vita microbiche sono state trovate in uno degli ambienti più inospitali del nostro pianeta: un lago salato e privo di ossigeno che si trova a 3.300 metri sotto il Mediterraneo. La ricerca è stata pubblicata su Nature, e corona le scoperte pubblicate lo scorso anno sulle riviste Science e Chemistry & Biology di un gruppo di ricercatori della facoltà di Agraria dell’Università di Milano. Lo studio, guidato da Daniele Daffonchio, si è avvalso della collaborazione di altri tre gruppi di ricerca italiani e otto europei, nell’ambito del progetto europeo Biodeep (Biotechnologies from deep), coordinato dal Conisma (Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare). Il lago Bannock è noto dal 1984, quando ricercatori dell’Università di Milano avevano scoperto questa massa d’acqua profonda a elevatissima salinità, a circa cento miglia a nord delle coste libiche. Al posto della normale acqua marina, il lago è composto da una salamoia che, in combinazione con l’assenza di ossigeno, rappresenta un ambiente estremo, ritenuto incompatibile con qualsiasi forma di vita fino a poco tempo fa. La profondità e l’alta densità impediscono il rimescolamento con le acque circostanti, causando l’isolamento del lago, la cui formazione risale a milioni di anni fa. Questo isolamento ha dato luogo all’evoluzione di comunità di microrganismi unici, mai trovati prima in altri ambienti marini o terrestri. La scoperta ha importanti implicazioni sia per la ricerca di forme di vita extraterrestri (oceani ipersalini e privi di ossigeno si trovano su Marte e su un satellite di Giove) sia per le applicazioni biotecnologiche di nuove sostanze. (t.m.)

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