Chandra, il telescopio orbitante della Nasa per la rivelazione dei raggi X, è riuscito a svelare il mistero del cosiddetto “fondo X”, cioè la presenza di un’emissione diffusa di queste radiazioni in ogni direzione del cielo. Secondo i dati raccolti, praticamente tutto il fondo è dovuto all’emissione di sorgenti distinte e molto lontane. Come i quasars e i nuclei di galassie lontanissime, ad oltre 5 miliardi di anni luce di distanza, che contengono al loro centro buchi neri molto massicci fino ad un miliardo di volte più pesanti del Sole. La scoperta è stata comunicata dal professor Riccardo Giacconi, presidente del consorzio inter-universitario americano per l’astronomia, durante il convegno “X-Ray Astronomy 2000”, che si è concluso l’8 settembre a Palermo. “Una conferma,” come sottolinea Giacconi, “della precisione e sensibilità senza precedenti della strumentazione Chandra”. Infatti già negli anni ‘90, con le osservazioni del satellite Rosat, era stato possibile stabilire che una parte del fondo era dovuta a un grandissimo numero di sorgenti individuali. Ma allora gli strumenti non permettevano di distinguere una per una sorgenti così deboli e distanti. “Quello che è molto più interessante”, continua il professor Giacconi, “è il fatto che la varietà di caratteristiche di queste sorgenti sembra dare indicazioni utili per lo studio dell’evoluzione dell’Universo a grandi distanze”. I nuovi dati quindi, permettono di osservare direttamente l’invecchiamento dell’Universo con il trascorrere del tempo cosmico. (m.g.)
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