Che fare con l’ora legale? Spunta la terza ipotesi: estenderla tutto l’anno

ora legale

L’ora legale sta per salutarci fino all’ultimo weekend di marzo e il caro bollette inizia già a farsi sentire, e purtroppo è destinato ad accompagnarci a lungo. Con effetti potenzialmente disastrosi per l’economia, familiare e nazionale. Cosa fare? Si parla di spegnere l’illuminazione stradale, Dad obbligatoria nei weekend, orari più corti per i negozi. Soluzioni concrete (razionamenti a parte), però, ancora non se ne vedono. E se ci fosse un’alternativa semplice e indolore per risparmiare 500 milioni di euro di elettricità in un anno? È quello che propone una petizione su Change.org, che in poche settimane ha già superato le 250mila firme: istituire l’ora legale tutto l’anno, evitando quindi di spostare indietro le lancette a fine ottobre, garantendo così un’ora di luce in più ogni giorno nel pomeriggio, quando le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento. Al costo, ovviamente, di svegliarsi ben prima dell’alba per i prossimi mesi.

La proposta

I principali sostenitori della petizione sono la Società Italiana di Medicina Ambientale e l’organizzazione Consumerismo No profit, che hanno approfondito la loro ipotesi anche in una lettera aperta pubblicata sull’ultimo numero di Lancet Regional Health. Secondo i firmatari, la società moderna, con i suoi ritmi e le sue abitudini, rende molto meno problematica per la salute e il benessere dei cittadini la mancanza di luce solare nelle primissime ore della giornata, mentre l’ora di sole guadagnata nel pomeriggio si trasformerebbe in risparmi energetici concreti, ed estremamente preziosi visto il momento storico.

Terna – ricordano – ha quantificato in 420 milioni di kilowattora l’energia elettrica risparmiata nel 2022 grazie all’ora legale. Negli ultimi 15 anni, il risparmio è stato pari a 10 miliardi di kilowattora, per un totale di 1,8 miliardi di euro. Secondo le stime di Sima e Consumerismo No profit, con i prezzi attuali, mantenere l’ora legale anche nei prossimi mesi permetterebbe di risparmiare un ulteriore miliardo di euro di energia (tra riscaldamento e consumi elettrici), ed eviterebbe ogni anno di emettere 200.000 tonnellate di CO2, dalla produzione di energia.

Non è tutto: il doppio cambio di orario (con l’introduzione e la cessazione dell’ora legale), crea disagi per molti cittadini, ed eliminarlo avrebbe quindi anche effetti benefici sulla salute pubblica. Permetterebbe inoltre di avere più ore di luce per socializzare e svolgere attività all’aperto, soprattutto per i più piccoli. In America, il passaggio tra ora solare e ora legale è stato collegato a una riduzione della produttività lavorativa, aumento dell’incidenza di infarti e ictus, e una maggiore probabilità di incidenti stradali. Non a caso, a marzo di quest’anno il senato degli Stati Uniti ha votato il cosiddetto “Sunshine Protection Act”, che punta a rendere permanente l’ora legale nell’unione, e che, se passasse anche il voto della camera, entrerebbe in vigore dall’inverno del 2023.

I rischi per la salute: diabete e obesità

Se i benefici sulle bollette sono indiscutibili, sugli effetti che avrebbe l’ora legale tutto l’anno per la salute ci sono meno certezze. Tra gli scettici troviamo, ad esempio, la Società Italiana di Endocrinologia, che giusto a settembre, nel corso dei loro “Incontri italiani di endocrinologia e metabolismo” avevano colto l’occasione per lanciare l’allarme sui rischi che emergono dai più recenti studi americani.

“Rivalutando studi condotti mettendo a confronto persone che vivono all’estremità Est e a quella Ovest di uno stesso fuso orario, ci si è accorti che chi vive a ridosso del fuso più occidentale, e quindi è in una situazione più simile a quello che si avrebbe con l’introduzione dell’ora legale permanente, in media dorme di meno”, aveva spiegato alla stampa nell’occasione Annamaria Colao, Presidente Sie e Ordinario di endocrinologia all’università Federico II di Napoli. “Dati dell’American Time Use Survey, per esempio, riferiscono che a Ovest si riposa circa 20 minuti in meno ogni notte, ovvero si dorme 115 ore in meno all’anno; è più probabile avere un sonno insufficiente, inferiore alle 6 ore per notte, e tutto ciò si traduce, oltre che in un calo del 3% della produttività, in una probabilità dell’11% più alta di essere in sovrappeso e del 21% di andare incontro a obesità e diabete. Anche il rischio di attacchi cardiaci sale del 19%, mentre quello di tumore al seno cresce del 5%”.

Secondo Colao, i dati suggeriscono che qualcosa di simile potrebbe accadere anche nel nostro paese, se si decidesse di optare per 12 mesi di ora legale. Le serate più luminose sarebbero infatti meno affini all’orologio biologico del nostro organismo, che di sera ha bisogno del buio per produrre melatonina e garantirsi un riposo adeguato. “È possibile – ha aggiunto Colao – che abbia addirittura più benefici per la salute rendere permanente l’ora solare, che almeno sulla carta sembra più in sincrono con il nostro orologio biologico. Di certo però è giunto il momento di interrogarsi sull’opportunità di scegliere un orario fisso per tutto l’anno. Ulteriori studi aiuteranno senz’altro a comprendere se sia meglio per la salute scegliere l’ora solare, o quella legale”.

Ora solare o ora legale?

A guardar bene, il tema non è attuale solamente per i rincari degli ultimi mesi. Qualcuno potrebbe esserselo dimenticato, ma nel 2019 il parlamento europeo ha approvato una direttiva che abolisce il passaggio annuale tra ora solare e ora legale, rinviando ai singoli stati la scelta di uno o dell’altro orario lungo tutto l’anno. In teoria, le nuove regole sarebbero dovute entrare in vigore dal 2021. Ma complice forse la pandemia, al momento si trovano bloccate in un limbo legislativo: perché siano valide serve infatti il via libera del Consiglio europeo, che ha però rimpallato la responsabilità alla Commissione europea chiedendo una valutazione formale dell’impatto che potrebbe avere la misura, ricevendo un no come risposta che ha creando di fatto uno stallo.

Sullo sfondo, in molti vedono lo spettro di Brexit, e della tensione che ha creato sul confine tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord. Un’indagine commissionata dal governo irlandese ha infatti concluso che l’80% dei cittadini è contrario a qualunque misura che possa portare a un avere fusi orari differenti ai due lati del confine. E non potendo sapere come sceglierà di comportarsi a riguardo il Regno Unito, probabilmente al momento sono in molti a voler ignorare il problema il più a lungo possibile. Con buona pace – se così fosse – delle catastrofiche bollette dei prossimi mesi.

Via Wired

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay