Che raccolto sarà?

Una nuova tecnica previsionale potrebbe aiutare i paesi più poveri a contrastare l’effetto dei cambiamenti climatici sulla propria produzione agricola. Un sistema in grado di simulare le condizioni meteorologiche locali fino ai prossimi cinquant’anni e di rapportarle alle esigenze di acqua, luce e calore delle colture. Lo afferma, sulle pagine della rivista Global Environmental Change, l’economista Phillip Thornton dell’International Livestock Research Institute di Nairobi, in Kenia, a capo di un gruppo di ricerca che sta mettendo a punto un sistema statistico in base al quale si potranno decidere in anticipo, per zone ben determinate, i raccolti più adatti a circostanze climatiche future. Studi precedenti avevano valutato gli effetti del cambiamento del clima su paesi o continenti, piuttosto che su scala più fine. Sfruttando i dati relativi alle precipitazioni degli ultimi dieci anni, forniti da migliaia di stazioni meteorologiche in Africa e in Sud America, il simulatore di Thornton e colleghi stima la probabilità di piogge future entro aree di 18 chilometri quadrati in ogni parte dei due continenti. “Il sistema non ci dice se pioverà oppure no”, precisa l’economista, “ma ci informa su quali potranno essere le caratteristiche meteorologiche di un certo luogo”. Questo modello, inoltre, si ricollega a un altro capace di predire la crescita del mais in funzione di alcuni parametri come la luce solare, la temperatura, la pioggia e il tipo di terreno. Tra le previsioni finora avanzate dal team di Thornton, alcune sono allarmanti: a causa delle variazioni climatiche, per esempio zone, alcune aree – specie quelle nei pressi degli altopiani etiopici – in cui oggi si producono tonnellate di mais potrebbero non rendere più nulla entro il 2055. (f.to.)

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