La nevrosi in città è all’ordine del giorno. É accertato infatti che vivere nei grandi centri urbani può provocare ansia, disturbi dell’umore e un aumentato rischio di schizofrenia. Meno chiare invece sono le alterazioni biologiche – provocate dalla vita cittadina – che inducono tali disturbi. Ora, i ricercatori del Central Institute of Mental Health (University of Heidelberg, Germania) e del Douglas Mental Health University Institute (McGill University, Montreal, Canada) hanno dimostrato che lo stress a cui si è sottoposti in città influisce – in modo cronico – sull’attività di due aree cerebrali funzionalmente connesse, ma implicate in emozioni di tipo diverso.
Nello studio pubblicato su Nature, gli scienziati raccontano che per condurre le ricerche hanno messo alla prova 32 volontari, sottoponendoli a uno stress test consistente nella risoluzione a tempo di problemi matematici. I partecipanti erano tutti in buona salute fisica e mentale, e di status sociale e personalità comparabili. Unica differenza: provenivano da città di dimensioni diverse (comunità rurali, piccole cittadine e città con oltre centomila abitanti). Nel corso della prova, i ricercatori hanno utilizzato una risonanza magnetica funzionale (fMRI) per misurare l’attività neurologica dei volontari, e per ognuno hanno controllato i principali parametri fisiologici.
Nel corso degli esperimenti i ricercatori hanno rilevato, in ogni partecipante, l’aumento di battito cardiaco, pressione sanguigna, salivazione e livelli di cortisolo – l’ormone dello stress. Tutte alterazioni tipiche in situazioni di tensione. Tali cambiamenti erano però accompagnati anche dall’attivazione di due specifiche aree cerebrali: l’amigdala, che regola le emozioni e l’umore ed è legata ad ansia e depressione, e la corteccia anteriore, che regola la risposta agli affetti negativi e allo stress.
Come spiegano i ricercatori, inoltre: “i risultati suggeriscono che differenti regioni del cervello sono sensibili alle esperienze affrontate in città in momenti diversi della propria vita [l’infanzia o l’età adulta ad esempio, ndr]”. Infatti, osservando i 32 volontari sottoposti al test, gli scienziati hanno riscontrato che vi era una maggiore attività dell’amigdala, in risposta alla pressione psicologica, in coloro che attualmente risiedono in città. Al contrario, negli individui che hanno trascorso anche (o solo) l’infanzia in un grande centro abitato, ricevendo quindi un’educazione urbana, è la corteccia cerebrale anteriore la regione più attiva nella risposta allo stress. Tuttavia, in questi ultimi l’appaiamento funzionale delle due aree cerebrali sembra essere ridotto, come accade nei soggetti con fattori di rischio genetico per la schizofrenia.
Per confermare l’affidabilità dei risultati ottenuti, infine, i ricercatori hanno sottoposto a dei test cognitivi e sociali, in situazione di pressione psicologica, altri due gruppi di individui. “Al di là della salute mentale – spiegano gli scienziati – i nostri dati dimostrano l’esistenza di un legame tra la vita in città e la sensibilità agli stress sociali”.
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