Per un lungo viaggio spaziale, per esempio per Marte, portare cibo già confezionato richiederebbe troppo spazio e troppo peso (più peso inoltre significa più carburante e più costi). Per riuscire finalmente ad affrontare la sfida dei viaggi spaziali di lunga durata è arrivata ora una possibile soluzione da uno studio della Pennsylvania State University, pubblicato su Life Sciences in Space Research, secondo cui i rifiuti umani potrebbero essere una preziosa fonte di cibo per gli astronauti in una missione di lunga durata. E sebbene potrebbe sembrarci un’idea alquanto bizzarra, dobbiamo pensare che portare il cibo nello Spazio è molto costoso e coltivare alimenti in orbita è difficile e richiede molto tempo. Tutti motivi che hanno spinto gli scienziati a valutare la possibilità di convertire i feci e urine degli astronauti in qualcosa di commestibile.
Riciclare i rifiuti umani, tuttavia, non è una cosa nuova: gli astronauti della Stazione spaziale internazionale, per esempio, riciclano una parte dell’acqua che usano dalla loro urina. Ma, ora, il team di ricercatori ha inventato un sistema che utilizza i microbi che scompongono molto rapidamente i rifiuti umani sia liquidi che solidi, utilizzando la digestione anaerobica, un processo biologico che avviene senza ossigeno. Questo tipo di digestione produce metano che può essere utilizzato per coltivare un altro microbo, utilizzato attualmente sulla Terra come integratore per animali. I ricercatori sono così riusciti a produrre il Methylococcus capsulatus, costituito per il 52% di proteine e per il 36% di grassi, che sarebbe potenzialmente un grande valore nutrizionale per gli astronauti.
Inoltre, per ridurre le possibilità di sviluppo di patogenipericolosi, i ricercatori sono riusciti a coltivare altri microbi utili in ambienti alcalini e ad altissima temperatura, come Halomonas desiderata (con il 15% di proteine e il 7% di grassi) e Thermus aquaticus (con il 61% di proteine e il 16% di grassi). “Questo lavoro dimostra la fattibilità di un rapido trattamento dei rifiuti in un reattore compatto e propone il riciclo dei nutrienti negli alimenti attraverso la crescita microbica eterotrofica”, precisa l’autore Christopher House.
Tuttavia questo sistema non è ancora funzionante, ma è per ora solo un esperimento e saranno necessarie ulteriori ricerche per modificare le formule utilizzate e confermare che questo sistema è in realtà qualcosa che può funzionare nello Spazio. “Immagina se qualcuno dovesse perfezionare il nostro sistema in modo che tu possa ottenere l’85% del carbonio e dell’azoto senza dover utilizzare l’idroponica o la luce artificiale”, conclude House. “Sarebbe uno sviluppo fantastico per i viaggi nello spazio profondo”.
Via: Wired.it
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