Citizen science, il primo progetto italiano

Esistono decine e decine di ricerche, nei campi più disparati, cui si può contribuire semplicemente accendendo il computer e senza alcuna conoscenza scientifica. Ora ne è partito anche uno totalmente italiano, il primo: SimOne@home (“Sim” sta per simulation).

Gli “@home” sono progetti di calcolo distribuito: in pratica, scaricando un programma gratuito e collegandosi alla Rete, si mette automaticamente a disposizione un po’ della propria capacità di calcolo (quando il computer è in stand by) a favore di chi sta portando avanti uno studio che richiede analisi complesse. Più Pc collaborano e più il calcolatore “virtuale” in Rete sarà potente (vedi Galileo: “Chi vuol essere fisico delle particelle?“)

Il primo progetto di questo tipo, partito circa 13 anni fa, è Seti@home, promosso dall’Università di Berkley per aiutare la ricerca di segnali di intelligenze extraterrestri dallo Spazio profondo. Da allora gli studi che sfruttano questa forma di volontariato si sono moltiplicati (soprattutto negli Stati Uniti), e sono migliaia i cittadini italiani che vi partecipano. Incredibilmente, però, fino ad ora non esisteva alcun ricercatore con base in Italia che avesse seguito l’esempio e approfittato di tanta generosità. 

A pensare che fosse il caso di cominciare è un laureando in Chimica dell’Università Statale di Milano, Simone Conti, insieme alla comunità Boinc Italy (Boinc è l’acronimo di  Berkeley open infrastructure for network Computing, la piattaforma utilizzata dal 2005 per i progetti @home). Conti si occupa in particolare di chimica computazionale ed è un appassionato di calcolo distribuito, così ha deciso di unire queste due passioni creando, il 23 gennaio scorso, quello è il primo progetto Boinc italiano

Simulation One – si legge sul sito – è un progetto di calcolo distribuito italiano che ha come scopo principale quello di mettere a disposizione di gruppi di ricerca universitari e non un server pronto all’uso”. Attualmente sulla piattaforma è in corso un solo progetto di ricerca il cui obiettivo è di testare tutte le funzionalità messe a disposizione dal software Boinc e, allo stesso tempo, permettere di studiare la variazione di energia libera per una particolare trasformazione chimica: la denaturazione di proteine (maggiori dettagli sulle analisi in corso saranno messe a disposizione sul sito del progetto nei prossimi giorni; per qualsiasi chiarimento è possibile far riferimento al forum del progetto). 

In soli 20 giorni sono stati reclutati oltre 1.600 partecipanti. “Attualmente Sim@One è più un esperimento: è in versione beta e il programma funziona solo su piattaforma Linux e non per Windows, ma ci stiamo lavorando e speriamo di aprire a tutti in breve”, spiega Stefano Bologna, uno degli “attivisti” e dei promotori della comunità Boinc Italy, che conta ben 9.000 iscritti. “L’idea che abbiamo è ambiziosa: vorremmo essere incubatori e catalizzatori di altri progetti di ricerca italiani open access basati sul calcolo distribuito e stiamo contattando le università e i centri di ricerca che potrebbero giovarsi di un po’ di potenza di calcolo in più”, continua Bologna. 

Per ora esiste solo un piccolo server e una manciata di volontari (di cui nessuno fa di mestiere il ricercatore) che collaborano a Sim@One, ma visto il successo che questa forma di collaborazione ha avuto altrove, ci sono buone prospettive che si possa fare sul serio anche in Italia.

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