Civiltà solare

Luigi Sertorio, Erika Renda
Cento Watt per il prossimo millennio
Bollati Boringhieri 2008, pp.144, euro 16,00

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“Fin qui tutto bene”, ripete l’uomo che precipita. Ma l’importante non è la caduta, ma l’atterraggio. La caduta è l’abnorme dispendio energetico che l’umanità sta portando avanti da quasi due secoli; l’atterraggio è la fine delle fonti fossili economiche e abbondanti. Questo, in estrema sintesi, il messaggio di questo libriccino denso e interessante. La società “sviluppata” occidentale sta infatti dando fondo alle riserve energetiche fossili disponibili (petrolio, carbone), creando squilibri ecosistemici consistenti, mentre non si vedono all’orizzonte segnali incoraggianti nell’utilizzo di altre fonti di energia, né di “riconversione” a stili di vita più compatibili con l’ambiente. Gli autori usano concetti base della fisica per individuare i punti deboli dello stile di vita consumista che ha caratterizzato gran parte del Novecento e non accenna a retrocedere. Tuttavia, l’evidenza del disastro non si può nascondere, e anche a chi non voglia prendere confidenza con la (poca) matematica presente nel libro risulterà lampante che è tempo di cambiare.

Ma in quale direzione spingere questo cambiamento? Sertorio e Renda si prodigano, convincentemente, a scartare l’ipotesi nucleare: la riproposizione dell’ideologia “fossile”, con diversi effetti collaterali. Si devono infatti gestire le scorie e affrontare immensi problemi di sicurezza, sia relativamente agli incidenti all’interno dei reattori (do you remember Chernobyl?), sia alla possibilità di attentati verso obiettivi estremamente sensibili (9/11 docet), sia per il possibile uso militare (perché Pakistan, India e Israele sì, e Iran no?).

La soluzione prospettata è una “civiltà” solare, capace di vivere in armonia con i flussi di energia naturali che non dobbiamo estrarre a forza dal pianeta, ma che sono garantiti dalla stella più vicina a noi. Dunque case, città, strade, mezzi di trasporto progettati per funzionare con poca energia. Ecco qui spiegato il titolo del libro: ora negli Usa si consumano circa 10000 watt pro capite, a causa del massiccio e diffuso uso di macchine. La sfida è abbassare questo consumo fino a 100 watt a testa, per il prossimo miliardo di anni. Dunque, un cambio radicale nel nostro sistema sociale.

Tuttavia, la strategia da seguire secondo i due autori non è chiarissima, i quali più che “dieci mosse per fermare la catastrofe” vogliono presentare un approccio diverso al problema, in cui scienza e tecnologia sono strumenti essenziali per garantire un avvenire all’umanità. Non ci si aspetti dunque ricette, quanto piuttosto una serie di osservazioni tra fisica e economia, tra chimica e architettura, suggestive di una prospettiva nuova con cui guardare lo stato del pianeta, passato, presente e futuro.

Per quanto interessante, il libro appare quindi un po’ frammentato, e sembra soffrire di un eccesso di teoria, nonché subisce il fascino di alcune suggestioni (quale l’architettura organica di Frank Lloyd Wright (o l’ecosostenibilità delle città medievali) che sembrano poco attinenti con la realtà che ci si trova a affrontare quotidianamente.

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