Clonazione di un amore

Paolo Cherubini
Histoire d’amour
Sironi editore 2010, pp. 248, euro 16,50

Il titolo non lascia dubbi: questo è un romanzo d’amore. Uno dei tanti, verrebbe da dire, ma a noi non sembra così. Con buona pace di tutti i “tradizionalisti” che aspirano a storie d’amanti contrastate dalle famiglie, o dei più “trasgressivi” che si appassionano alle vicende sentimentali di uomini e donne in fuga dalla routine o, infine, degli “spiriti sognatori” che fantasticano insieme a licantropi e vampiri, questa che Paolo Cherubini, professore di psicologia alla Bicocca, studioso dei meccanismi del pensiero umano, ci racconta è una storia d’amore diversa da tutte. Una favola, come l’autore stesso la definisce, che ha come protagonisti Cornelio Rufi, anziano eccentrico “gentiluomo ed esploratore che conobbe luoghi ignoti e sempre ne tornò” e Edvige, bambina nata da genitori contadini, unica erede degli ambiziosi progetti del Rufi, travolta sin dall’infanzia da un sentimento che l’accompagnerà per tutta la vita. E oltre. Sì perché l’insolito legame tra il vecchio e la piccola, che, meglio dirlo subito, non è di quelli condannati dai tribunali, supererà la morte dei due protagonisti per rivivere cent’anni dopo in due giovani ragazzi Luca e Valerie, ignari cloni di un uomo e una donna che all’epoca in cui vissero non poterono amarsi.

Cent’anni di solitudine (non è forse un caso che l’incipit del libro, con quel percorso a ritroso dal punto di morte, ci abbia ricordato nello stile quello del capolavoro di Marquez) per completare il disegno di un folle e romantico sogno nato tra gli adepti della misteriosa “setta del Grifo”, di cui Cornelio era membro, coltivato nei laboratori segreti gestiti dai nazisti in Argentina e finalmente reso possibile dalle pionieristiche intuizioni di due brillanti genetisti. A quel punto però i progetti originali verranno traditi e la vicenda prenderà una piega imprevista.
Raccontata così potrebbe far pensare a una storia di fantascienza simile a quella dei cloni nati dalla penna dello scrittore giapponese Kazuo Ishiguro in “Non lasciarmi”,  e scoraggiare chi non si appassiona al genere, deludendo invece i suoi esigenti sostenitori. Lungi da noi volere questo. Invitiamo invece alla lettura del libro senza attribuirgli alcuna etichetta, convinti che sia l’unico modo per apprezzare quella che, a nostro avviso, è una originale e ben raccontata histoire d’amour. Perfetta per essere rappresentata anche al cinema, con tutti i rischi che la trasposizione comporta.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here