Clonazione, i discendenti di Dolly stanno benissimo

(Immagine: Pixabay)

L’università di Nothingham possiede un gregge molto particolare, composto da 13 cloni di pecora. E non si tratta di cloni qualunque: quattro di loro infatti sono stati ottenuti dalla stessa linea cellulare della pecora Dolly, il primo animale clonato nella storia. A prendersene cura è il biologo dello sviluppo Kevin Sinclair, che di recente ha deciso di verificare lo stato di salute dei gemelli di Dolly per studiare gli effetti della clonazione sul loro invecchiamento. Il responso, pubblicato sulle pagine di Nature Communications, è che arrivate ormai a un’età compresa tra i sette e i nove anni le quattro pecore godono ancora di una salute perfetta.

Lo studio è stato realizzato in collaborazione con Keith Campbell, uno dei padri di Dolly, e rappresenta la prima verifica degli effetti a lungo termine per la salute del somatic-cell nuclear transfer, otrasferimento nucleare, la tecnica di clonazione utilizzata su Dolly.

Fondamentalmente, spiegano gli autori della ricerca, il trasferimento nucleare consiste nell’inserire il nucleo di una cellula (una cellula somatica, nel caso di Dolly) all’interno di un ovocita della stessa specie svuotato dal suo materiale genetico.

Una tecnologia estremamente promettente (in futuro potrebbe aiutare a produrre cellule staminali per uso terapeutico) ma a tutt’oggi ancora poco efficace.

“È per questo – sottolinea Sinclair – che se in futuro vogliamo sperare di utilizzare queste biotecnologie è fondamentale continuare a testarne efficacia e sicurezza”. In effetti fu la stessa Dolly a causare i primi dubbi sulla sicurezza del trasferimento nucleare. Il primo clone della storia infatti iniziò a soffrire diosteoartrite già all’età di cinque anni, e morì poco dopo, a soli sette anni, facendo sorgere il dubbio che la tecnica di clonazione utilizzata portasse all’insorgenza precoce di disturbi legati all’invecchiamento.

Per fugare queste preoccupazioni, i ricercatori di Nothingham hanno sottoposto a un check up completo i loro quattro cloni di Dolly. Debbie, Denise, Dianna e Daisy, questi i nomi delle pecore, hanno affrontato una batteria di analisi per verificare tolleranza al glucosio e insulinoresistenza (segni di un eventuale diabete), esame del battito cardiaco, della pressione, dello sviluppomuscoloscheletrico, e un’analisi approfondita di tutte le articolazioni.

Tutti esami, sottolinea Sinclair, necessari per verificare la presenza di patologie legate a un invecchiamento accelerato o l’insorgenza dell’osteoartite, di cui soffriva la loro illustre parente. E nonostante l’età, compresa tra i sette e i nove anni (equivalenti a60-70 in termini umani), le pecore sono risultate in perfetta salute.

Serviranno ancora anni, conclude il ricercatore, per perfezionare a dovere il somatic-cell nuclear transfer, ma i nuovi risultati dimostrano che gli animali clonati possono già oggi vivere a lungo, e in perfetta salute.

Via: Wired.it

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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