Salute

Farmaci, approvato il collirio della Montalcini

L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ne ha da poco concesso il nulla ostacenegermin, il collirio Montalcini per curare la cheratite neurotrofica moderata e grave, malattia degenerativa dell’occhio che può condurre a cecità, è ora commercializzato in regime di rimborsabilità nel nostro Paese.

Che cos’è cenegermin

È un collirio, gocce oculari a base della proteina chiamata Nerve growth factor da somministrare a pazienti affetti da patologie che compromettono l’integrità funzionale e anatomica dell’occhio, che possono evolvere verso la cecità. Le indicazioni parlano in particolare della cheratite neurotrofica moderata o grave, dovuta a un danno del nervo trigemino a seguito del quale la cornea perde di sensibilità. Una malattia orfana – cioè priva di trattamenti efficaci, almeno fino a non molto tempo fa, perché cenegermin è in grado di stimolare la rigenerazione dei tessuti oculari, di ridare la vista.

La nascita di cenegermin

Cenegermin – il principio attivo del farmaco Oxervate, targato Dompè – è il frutto degli studi di Rita Levi Montalcini, la scienziata italiana che nel 1986 vinse il premio Nobel per la medicina proprio per la scoperta del Nerve growth factor (Ngf). Fu la stessa Levi Montalcini a intuire le potenzialità di quella molecola e a constatare alla fine degli anni ’90 l’efficacia dell’Ngf in una piccola paziente con la vista compromessa da un danno alla cornea.

Un successo italiano

Da allora la ricerca sull’Ngf è rimasta ben radicata in Italia: dalle prime evidenze si è passati alla sperimentazione sugli esseri umani utilizzando Ngf di origine murina.

Sempre efficace, certo, ma non adatto ad applicazioni su larga scala. Il lavoro di diversi laboratori di ricerca (dal Campus biomedico di Roma al San Raffaele di Milano) è poi confluito nell’azienda di ricerca Anabasis, incorporata infine in Dompè.

È il gruppo italiano a mettere a punto il processo produttivo biotecnologico di cenegermin nel Polo di ricerca e produzione dell’Aquila. La tecnica è quella del dna ricombinante: il gene che codifica per l’Ngf umano viene inserito all’interno di batteri, che diventano in sostanza delle microscopiche fabbriche di produzione di questa proteina pronta per essere incorporata nel farmaco.

Mara Magistroni

Nata e cresciuta nella “terra di mezzo” tra la grande Milano e il Parco del Ticino, si definisce un’entusiasta ex-biologa alla ricerca della sua vera natura. Dopo il master in comunicazione della scienza presso la Sissa di Trieste, ha collaborato con Fondazione Telethon. Dal 2016 lavora come freelance.

Articoli recenti

Mesotelioma, 9 casi su 10 sono dovuti all’amianto

Si tratta di una patologia rara e difficile da trattare. Colpisce prevalentemente gli uomini e…

3 giorni fa

Uno dei più misteriosi manoscritti medioevali potrebbe essere stato finalmente decifrato

Secondo gli autori di un recente studio potrebbe contenere informazioni sul sesso e sul concepimento,…

6 giorni fa

Ripresa la comunicazione con la sonda Voyager 1

Dopo il segnale incomprensibile, gli scienziati hanno riparato il danno a uno dei computer di…

1 settimana fa

Atrofia muscolare spinale, ampliati i criteri di rimborsabilità della terapia genica

L’Aifa ha approvato l’estensione della rimborsabilità del trattamento, che era già stato approvato per l'atrofia…

1 settimana fa

Così i tardigradi combattono gli effetti delle radiazioni

Resistono alle radiazioni potenziando la loro capacità di riparare i danni al dna. Piccolo aggiornamento…

1 settimana fa

Leptospirosi: perché crescono i casi a New York?

Mai così tanti casi di leptospirosi in un anno dal 2001: a contribuire all’aumento delle…

2 settimane fa

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy.

Leggi di più