La colite ulcerosa è una malattia infiammatoria cronica intestinale che colpisce principalmente l’intestino crasso, la cui causa è ancora sconosciuta. La patologia, che al momento non ha trattamento, colpisce fino a 100 mila persone in Italia. Se è vero che l’esatta origine della patologia non è nota, l’idea diffusa è che perché si scateni la malattia devono combinarsi insieme predisposizioni genetiche e ambientali, ricordano da AMICI Onlus, l’Associazione nazionale per le malattie croniche dell’intestino. Tra questi fattori ambientali figura la flora batterica intestinale e oggi un nuovo studio, condotto dalla Stanford University, ipotizza che la presenza della malattia possa essere collegata proprio alla mancanza di uno specifico microrganismo nel nostro intestino.
La colite ulcerosa
La colite ulcerosa è una patologia estremamente debilitante: tra i sintomi ci sono sangue nelle feci, diarrea, dolori addominali, perdita di peso e perforazione del colon. Al momento non esiste una cura, ma alcuni dei sintomi possono essere tenuti a bada con farmaci immunosoppressori. E tuttavia, questi medicinali non sono esenti da eventi avversi (possono aumentare il rischio di sviluppare tumori ed infezioni) e non sono efficaci per tutti i pazienti (l’efficacia tende anche a diminuire con il tempo). “La ricerca ci aiuta a capire meglio la malattia,” ha spiegato Aida Habtezion, autrice dello studio, “E speriamo che ci aiuti a sviluppare un trattamento con un microrganismo che è già presente in grandi quantità in un sistema digerente sano”.
Lo studio
Quello cui si riferisce Habtezion è infatti il possibile ruolo benefico esercitato da un batterio intestinale. I ricercatori hanno allestito un esperimento in cui hanno preso parte due gruppi di pazienti, uno affetto da colite ulcerosa e l’altro con una rara condizione non infiammatoria. Entrambi i gruppi erano stati sottoposti ad una colostomia, un abboccamento chirurgico che consiste nell’introduzione di un ano artificiale, che prende il nome di J-pouch. Analizzando le feci dei partecipanti, i ricercatori si sono accorti che quelli affetti da colite ulcerosa non possedevano una specifica famiglia di batteri, Ruminococcaceae, nel proprio intestino. Di conseguenza, questi pazienti non possedevano nemmeno una serie di acidi biliari, che fungono da antiinfiammatori, che questi batteri producono.
Ripristinare i batteri per combattere l’infiammazione?
Secondo il team, ripristinare questa famiglia di microbi nei pazienti potrebbe aiutare a trattare le infiammazioni intestinali causate dalla colite ulcerosa, e forse anche altre patologie infiammatorie croniche dell’intestino, come ad esempio la malattia di Crohn. In tre diversi modelli di colite nei topi, infatti, supplementare gli acidi biliari mancanti ha mitigato i sintomi della colite, tra cui la perdita di peso. Il team sta ora studiando gli effetti di questo trattamento, per via orale, su pazienti che soffrono di colite ulcerosa di età comprese tra i 18 e i 70 anni.
Riferimenti: Cell Host & Microbe