Categorie: Salute

Come comunicare la diagnosi

Robert Buckman La comunicazione della diagnosi in caso di malattie graviRaffaello Cortina, Milano 2003pp. 206, euro 21,00Mettete insieme un oncologo, Robert Buckmann, e una psicoterapeuta, Yvonne Kason, entrambi canadesi, con l’obiettivo principale di una divulgazione chiara e comprensibile a partire dalla loro esperienza clinica e l’accento sulla comunicazione della «cattiva diagnosi» al paziente oncologico: il risultato è una sintesi agile e accessibile delle cose da fare (o da non fare) e di come farle.Chiariti nelle prime pagine gli obiettivi e i destinatari del volume, gli autori si pongono domande apparentemente semplici che svelano ed enumerano le paure nascoste nella mente del clinico che deve affrontare il difficile compito della comunicazione della diagnosi e in quella di chi la riceve, il paziente e i suoi familiari. Il punto di partenza è “abbiamo tutti dei limiti”: da ciò consegue l’esortazione a conoscersi meglio, anche nei propri limiti emozionali, in modo da evitare di affidarsi al caso o all’improvvisazione in questo delicato momento molto importante per il paziente, anche per la percezione di sé oltre che della malattia. Si passa poi alla descrizione delle tecniche base della comunicazione tra medico e paziente, e all’analisi specifica dei sei passi fondamentali nel percorso di comunicazione della diagnosi infausta, suggerendo domande e regole base che costituiscono uno strumento di lavoro per il clinico, necessariamente obbligato a diventare un professionista della comunicazione.Tra le altre, una riflessione in particolare colpisce il lettore: il dovere di osservare il paziente anche per cercare di capire quanto vuole conoscere della sua diagnosi e chi vuole che sappia. Infatti, gli aspetti etico-legali della comunicazione tra medico e paziente e il diritto all’informazione, ben sottolineato anche nel Codice deontologico dei medici italiani aggiornato nel 1998 (art. 32 e ss.), implicano la libertà di non sapere, insieme alla possibilità di non accettare le cure proposte. La questione è comunque assai complessa e delicata. Pertanto, una buona informazione al cittadino-utente è basilare per giungere a un consenso che sia veramente informato, e non può essere realizzata senza conoscere e senza poter prevedere gli effetti psicologici, etici e legali. Gli operatori della cura e della salute non possono basarsi solo sull’intuito personale o sui dati clinici. È necessario quindi che acquisiscano strumenti più raffinati da utilizzare consapevolmente nella comunicazione interpersonale. Il volume di Robert Buckman, in questo senso può essere un primo agile e piacevole viatico.

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