Categorie: Salute

Come farsi un’idea dei farmaci

Stefano Cagliano, Alessandro Liberati
Farmaci
Il Mulino, 2001
pp. 128, £ 14.000

Molti di noi sono cresciuti con il pregiudizio che i farmaci facciano innanzitutto bene. Ma ora da più parti si sostiene che i farmaci facciano innanzitutto male. La questione farmaci è quindi spinosa da affrontare, dovendosi muovere tra i due estremi. L’agile volume di Stefano Cagliano e Alessandro Liberati è quindi uno strumento più che mai opportuno, soprattutto per capire “Di quali farmaci abbiamo bisogno” come recita il sottotitolo del volume. Gli autori vogliono aiutare il lettore a orientarsi nell’uso quotidiano di pillole, sciroppi e simili. E lo fanno spiegando quali siano i farmaci realmente utili, quelli cioè che sono indispensabili nel nostro armadietto di casa, e qual è il processo che porta alla commercializzazione di un farmaco, scopo ultimo della ricerca dell’industria farmaceutica.

Dalla scoperta di una molecola attiva contro un disturbo, passano infatti diversi anni prima che il prodotto raggiunga il mercato, periodo durante il quale il farmaco affronta numerosi test di controllo e confronto con i farmaci esistenti, e si deve quindi dimostrare atossico, utile e innovativo. Ma se la mancanza di effetti collaterali è rigidamente controllata, almeno sul breve termine, le altre caratteristiche sono spesso ignorate, o sottoposte a controlli inutili. Con il risultato che numerosi specialità medicinali in commercio hanno una utilità pressoché nulla, e una spesa (sia pubblica, che del singolo cittadino) notevole. Un dato tra gli altri: “con quanto spendiamo per una confezione di Enterogermina, di dubbio effetto per la diarrea infantile e il settimo farmaco più venduto in Italia nel 1997, si potrebbero salvare 40 bambini con la soluzione reidratante orale, utile contro le conseguenze delle infezioni intestinali, che sono tuttora una delle principali cause di mortalità nel mondo”.

Diventa quindi ovvio constatare l’ostilità della grande industria farmaceutica all’introduzione sul mercato dei cosiddetti generici, farmaci non più coperti da brevetto dal costo decisamente minore, e commercializzati perlopiù con il nome del principio attivo, cui è dedicato il quinto capitolo del libro. Per la chiarezza e la sintesi con cui è scritto, questo libro andrebbe tenuto nell’armadietto dei farmaci, nello spazio liberato eliminando le specialità inutili, accanto al meritorio opuscolo informativo che finalmente il ministero della Sanità sta diffondendo in tutta Italia.

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