Come hanno fatto i dinosauri a diventare così grandi?

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Credit: William Irvin Sellers, Lee Margetts, Rodolfo Aníbal Coria, Phillip Lars Manning

L’animale più grande del mondo è la balenottera azzurra. Un cetaceo che raggiunge i 30 metri di lunghezza e un peso di oltre 180 tonnellate. Abbastanza per far mpallidire elefantirinocerontiippopotami, e più o meno qualunque altro animale evolutosi sul nostro pianeta. Con un’unica eccezione: i sauropodi, dinosauri vissuti tra il Triassico e il Cretaceo, che hanno spinto le dimensioni massime del corpo animale realmente al limite. Vivevano sulla terra ferma, e non avevano quindi l’acqua marina a sostenere i loro immensi corpi, eppure alcune specie superavano in lunghezza le attuali balenottere azzurre (forse persino in peso, ma le stime in questo caso sono meno attendibili). Dimensioni talmente titaniche che persino la scienza fatica a darne ragione. Quali caratteristiche di questi antichi dinosauri – ad esempio – possono aver propiziato lo sviluppo di un corpo tanto smisurato? Se lo è chiesto di recente il paleontologo Michael D’Emic, della Adelphi University di New York, pubblicando i risultati delle sue ricerche sull’ultimo numero della rivista Current Biology.

Giganti terricoli

I sauropodi sono un gruppo di dinosauri completamente erbivori, che si sono estinti intorno a 65 milioni di anni fa durante la grande estinzione di massa che ha posto fine al dominio dei dinosauri, dando il via all’ascesa dei mammiferi. Se ne conoscono circa 250 specie, ed è ormai accertato che abitavano in tutti i continenti. Sono tra i dinosauri più iconici: enormi bestioni come diplodochi e brontosauri, con colli e code lunghissime, grosse zampe dotate di cinque dita (a differenza di molti altri gruppi di dinosauri) e microscopici crani. Alcune specie avevano armature ossee, altre creste o code munite di spuntoni, simili a mazze, altre ancora erano, probabilmente, più o meno nude. Tutti gli animali del gruppo, comunque, avevano dimensioni elevate: persino le specie nane come il Magyarosaurus dacus (o magiarosauro) misuravano almeno cinque o sei metri.


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Le specie più grandi, però, erano realmente gigantesche: i Sauroposeidon proteles, ad esempio, si ritiene che arrivassero a misurare anche 18 metri in altezza, per una lunghezza di più di 30 metri e un peso compreso tra le 50 e le 60 tonnellate; l’argentinosauro (Argentinosaurus huinculensis) superava i 30-35 metri di lunghezza e le 75 tonnellate di peso; mentre il brutkaiosauro, di cui sono stati trovati pochissimi resti fossili, potrebbe essere arrivato ad una lunghezza di oltre 60 metri, per un peso di 125-170 tonnellate, caratteristiche, ancora tutte da confermare, che ne farebbero il più grande animale mai esistito sul nostro pianeta. La domanda, lo dicevamo, è come mai proprio i sauropodi hanno raggiunto dimensioni così gigantesche?

Un antenato piuttosto comune

Proprio perché la taglia extralarge dei sauropodi rimane, a tutt’oggi, un piccolo mistero scientifico, D’Emic ha deciso di analizzare con cura il peso di tutte le specie scoperte fino ad oggi, realizzando il più dettagliato dataset mai studiato di sauropodi per ottenere una specie di mappa evolutiva, che mostra come sono cambiate nell’arco di circa 100 milioni di anni le dimensioni di questi animali. Le sue analisi hanno rivelato che il genere è cresciuto rapidamente di dimensioni durante le prime fasi della sua storia evolutiva, fermandosi poi ad un peso medio che si aggira attorno alle 12 tonnellate. Una taglia non particolarmente incredibile, pari – scrive l’esperto – a meno di metà di quelle dei mammiferi di dimensioni maggiori, tre quarti di quella degli adrosauridi più grandi, e più o meno alla pari con ceratopi come i triceratopi.

Nei 100 milioni di anni che hanno trascorso sul nostro pianeta, però, ben 36 rami (o meglio lignaggi) dell’albero evolutivo dei sauropodi hanno portato alla comparsa di specie che si sono ingrandite fino a superare le dimensioni massime mai raggiunte dai mammiferi. In tutti i casi, l’antenato comune da cui derivavano questi sauropodi giganti aveva dimensioni relativamente contenute, in linea con quelle medie del gruppo calcolate da D’Emic.

La prima volta che i sauropodi sono arrivati a superare il peso massimo dei mammiferi è stato nel medio Giurassico. Da quel momento, per 36 volte è capitato lo stesso, in sauropodi non strettamente imparentati, e che non presentavano similitudini in quanto a caratteristiche fisiche, locomotorie, dieta, abitudini o habitat. Neanche i cambiamenti avvenuti a livello climatico sembrano collegati con l’aumento di dimensioni di questi animali. Questo, secondo l’autore, indica che la crescita di dimensioni avvenuta nei sauropodi è stato con ogni probabilità un caso di convergenza evolutiva, legato al fatto che a più riprese questi animali si sono trovati ad evolvere in ambienti in cui hanno occupato una nicchia ecologica in cui divenivano vantaggiose dimensioni corporee gigantesche.

“Prima di estinguersi con gli altri dinosauri (uccelli esclusi) alla fine del Cretaceo, i sauropodi hanno evoluto la loro taglia impareggiabile un totale di tre dozzine di volte”, commenta D’Emic. “Questi sauropodi enormi erano ecologicamente differenti tra loro, con forme dei denti e della testa diverse e corpi con proporzioni differenti, il che indica che occupavano la nicchia ‘avere un corpo gigante’ in modo diverso gli uni dagli altri”.

Quel che resta da scoprire, quindi, è per quale motivo alcuni lignaggi nel gruppo dei sauropodi si sono trovati in condizione di aumentare le proprie dimensioni fino a raggiungere proporzioni titaniche. Mentre altri hanno continuato a prosperare come giganti buoni di taglia più convenzionale. Ovviamente, D’Emic assicura che sarà a questo mistero che dedicherà le prossime ricerche.

Via: Wired.it

Credit immagine: William Irvin Sellers, Lee Margetts, Rodolfo Aníbal Coria, Phillip Lars Manning/Wikpedia