Categorie: Vita

Come il cervello affronta le nuove esperienze

È più buona la gelatina con il tè o la crema con le barbabietole? Difficile saperlo senza averle mai provate. Uno studio dall’University College of London e dalla Oxford University, pubblicato su Nature Neuroscience, sostiene però che la gelatina al tè sarebbe la scelta più popolare. Secondo gli autori, infatti, il nostro cervello è in grado di scegliere tra gelatina e crema anche senza averle mai provate, grazie all’abilità di simulare una nuova esperienza, in questo caso il sapore di un alimento nuovo, usando ricordi pre-esistenti e combinandoli tra loro secondo un nuovo pattern. 

Per giungere a questa conclusione, gli autori hanno preparato 13 nuovi cibi insoliti, ognuno dei quali era costituito da due ingredienti noti, come ad esempio la crema con le barbabietole, la gelatina con il tè o il frullato di avocado e lamponi. Gli scienziati hanno quindi mostrato a due a due questi cibi a un gruppo di 19 volontari, ai quali era chiesto di immaginarne il sapore e scegliere quello che avrebbero mangiato. Nel frattempo i ricercatori hanno monitorato l’attività cerebrale dei soggetti mediante risonanza magnetica funzionale (fMRI) per identificare le regioni coinvolte nei meccanismi decisionali di fronte a alimenti che non erano mai stati assaggiati.

L’idea di partenza dell’esperimento era che i soggetti non potevano basare la scelta del cibo che preferivano mangiare su esperienze precedenti, non avendoli mai assaggiato, ma su un processo decisionale diverso. I risultati hanno dimostrato che il cervello prevedeva quale sarebbe stato il gusto dei nuovi alimenti complessi a partire da quello dei singoli componenti e li combinava insieme per decidere se mangiarlo o meno. Ossia per capire quale potesse essere il sapore di un frullato di avocado e lamponi, i soggetti immaginavano il sapore dell’avocado e dei lamponi separatamente e simulavano il gusto della combinazione dei due. I test di fMRI hanno dimostrato che questo processo di valutazione e simulazione dipendeva dall’attivazione di due regioni cerebrali: l’ippocampo anteriore, coinvolto nella costruzione dell’esperienza, e la corteccia prefrontale mediana, coinvolta sia nella valutazione che nella costruzione della stessa.

Per verificare il loro modello, i ricercatori inglesi hanno ripetuto l’esperimento in 20 individui a cui era stato permesso di assaggiare i nuovi cibi prima di scegliere quale mangiare. E hanno osservato un livello di attivazione e adattamento, nelle zone dell’ippocampo e della corteccia, minore rispetto ai soggetti che non li avevano assaggiati. Secondo quanto osservato quindi bastava assaggiare il nuovo alimento una sola volta per facilitare il processo decisionale ed eliminare la necessità di simulazione operata dal cervello di fronte a un’esperienza nuova.

Secondo Helen Barron, autrice dello studio, questa è la prima evidenza sperimentale del fatto che il cervello, e specificamente l’ippocampo anteriore e la corteccia prefrontale mediana, usano una combinazione di ricordi pre-esistenti per simulare uno scenario, valutarne il possibile risultato e prendere decisioni riguardo a cose mai fatte prima. E spiega come anche in assenza di esperienze precedenti che ci permettano di fare scelte sicure siamo in grado di decidere cosa fare semplicemente immaginando i risultati della nuova esperienza.  

Riferimenti: Nature Neuroscience Doi: 10.1038/nn.3515

Credits immagine: jj_judes/Flickr 

Maria Antonietta Cerone

Il sogno di una ragazzina, la realtà di un'adulta Quando si guarda il mondo con gli occhi di una ragazzina ingenua, le possibilità sembrano infinite. Il sogno di Maria Antonietta era quello di diventare una scienziata famosa e di migliorare il mondo. Il mondo, però, non sembrava capire il suo lavoro e le sue idee. Per superare questa inabilità a capire a farsi capire, Maria Antonietta ha deciso di intraprendere una nuova strada che le permetta di spiegare e condividere il suo sogno.

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