I comitati scientifici che assegnano borse e assegni di ricerca hanno bisogno di criteri oggettivi su cui basare la scelta dei candidati più meritevoli. Oggi il più usato è l’h-index, un valore che esprime la quantità e l’impatto degli articoli scientifici pubblicati da un ricercatore. Ma ha un difetto: valuta unicamente il passato di uno scienziato. Uno studio coordinato da Konrad P. Kording della Northwestern University suggerisce invece come predire il successo di un giovane scienziato nel suo prossimo futuro (fino a 10 anni). Calcolando sì un h-index, ma in prospettiva. Lo studio è stato pubblicato su Nature.
L’h-index, proposto nel 2006 dal fisico teorico Jorge E. Hirsh, è un valore che tiene conto del numero di articoli pubblicati da un ricercatore e del numero di citazioni che questi hanno ricevuto. La nuova formula sviluppata da Kording e colleghi prende invece in considerazione un numero maggiore di fattori: la quantità di articoli firmati, l’h-index attuale, gli anni trascorsi dalla pubblicazione del primo lavoro, quante sono le riviste specialistiche su cui si è pubblicato e quanti gli articoli apparsi su quelle ad alto impact factor (l’indice che valuta l’autorevolezza e importanza di una rivista).
I ricercatori hanno poi testato il loro algoritmo utilizzando i dati pubblicamente disponibili di 3.293 tra neuroscienziati, genetisti e biologi evoluzionisti, di cui avevano ripercorso la carriera, ricostruendo la storia delle loro pubblicazioni, citazioni e investimenti ricevuti. Hanno così osservato come la formula da loro sviluppata abbia un’accuratezza nelle previsioni pari al doppio di quella dell’h-index.
Sebbene siano consapevoli che il loro metodo non potrà rimpiazzare l’importanza di una valutazione qualitativa, effettuata da un gruppo di esperti, il team di Kording è convinto che il proprio indice potrebbe comunque rappresentare uno strumento importante nella valutazione delle potenzialità di un candidato. “Il nostro algoritmo risulterà utile per assegnare borse di studio, assumere ricercatori e distribuire finanziamenti per la ricerca, in particolare in un periodo in cui gli enti erogatori e i comitati scientifici stanno avendo a che fare con un numero crescente di candidature”, ha dichiarato Kording. “Tutti vorrebbero essere sicuri di finanziare un ricercatore che avrà un brillante futuro scientifico”.
E farlo nel modo più oggettivo possibile, come si legge in un editoriale che accompagna l’articolo sullo stesso numero di Nature: “Nessuno ama vedere il potenziale della propria carriera ridotto a un numero. Ma le valutazioni quantitative ormai sono già in uso, ed è quindi importante che queste riescano a restituire una rappresentazione delle capacità di un individuo che sia la più precisa possibile. Inoltre questi metodi hanno effettivamente qualche vantaggio sulle valutazioni qualitative effettuate da esperti, perché eliminano i pregiudizi inconsci che possono trovare spazio nelle valutazioni soggettive”.
Riferimenti: Nature doi:10.1038/489201a; doi:10.1038/489177a
Credits: Tim Sheerman-Chase/Flickr