Come prevedere le eruzioni solari

Una violentissima eruzione di materia che, sprigionando un’energia equivalente a milioni di bombe atomiche, si espande a partire dalla fotosfera del Sole, emettendo fasci di vento solare tanto energetici da riuscire ad interferire con le comunicazioni radio sulla Terra e con i satelliti in orbita attorno al pianeta. Si tratta delle eruzioni solari, anche note come brillamenti, un fenomeno ancora non del tutto chiaro agli scienziati, soprattutto a causa dell’impossibilità di studiare il campo magnetico tridimensionale nella parte inferiore della corona della nostra stella. Un gruppo di scienziati, guidati da Taham Amari, però è finalmente riuscito a fare luce sul processo responsabile per queste eruzioni, come mostrano in uno studio pubblicato su Nature. Secondo la ricerca, è la formazione di una struttura a forma di ‘corda arrotolata’, composta dai flussi magnetici generati dal Sole, che porterebbe all’espulsione di massa dalla corona. Capire le caratteristiche dell’ambiente magnetico che provoca questo fenomeno potrebbe aiutare gli scienziati a prevedere questi violentissimi eventi, riuscendo ad evitare conseguenze per le comunicazioni radio e per i satelliti.

Finora, gli astronomi avevano sviluppato due diversi modelli per cercare di spiegare i brillamenti solari: nel primo, il fenomeno sarebbe causato da un flusso magnetico che, arrotolato su se stesso, “perde l’equilibrio”. La riconnessione delle linee magnetiche che formano il flusso fornirebbe in seguito abbastanza energia da dare origine al getto di materia. Nel secondo modello, il flusso si forma invece come conseguenza della compressione di queste linee magnetiche quando l’energia raggiunge valori troppo elevati, generando l’eruzione.

Tramite i dati ottenuti dalle osservazioni del campo magnetico sulla superficie del Sole durante i quattro giorni che hanno preceduto un’eruzione nel Dicembre del 2006, e dei nuovi, potentissimi modelli del campo magnetico della corona solare, Amari e i suoi colleghi hanno osservato che il primo modello sembra essere quello che più si avvicina alla spiegazione del fenomeno.

Fino a quattro giorni prima che il brillamento si verifichi, infatti, l’energia magnetica rimane bassa, ma è possibile osservare un aumento con il passare del tempo. Il giorno prima dell’eruzione, il flusso ha origine, e comincia a crescere. Questo flusso viene compresso verso il basso quando l’energia magnetica raggiunge un valore troppo elevato, ed è proprio questa compressione che porterebbe all’espulsione di massa che dà origine all’eruzione.

Riferimenti: Nature doi: 10.1038/nature13815

Credits immagine: Tahar Amari /Centre de physique théorique.CNRS-Ecole Polytechnique.FRANCE

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