Abigail WoodsA Manufactured Plague. The History of Foot and Mouth Disease in BritainEarthscan, 2004pp. 208, euro 50,00Nel 2001, l’Inghilterra è stata colpita da una delle peggiori epidemie di afta epizootica dell’ultimo secolo. La malattia debilita bovini, ovini e suini, anche se non ha alcun effetto sugli esseri umani, ed è conosciuta dai britannici come “malattia della zampa e della bocca” (Foot and Mouth Disease, FMD) perchè l’infezione virale si manifesta attraverso la presenza di vesciche nelle estremità dell’animale. Le misure adottate dalle autorità britanniche per contrastare il morbo furono drastiche. Fu ordinato l’abbattimento di tutti i capi di bestiame infetti e le immagini orrende di carcasse accatastate fecero il giro del mondo. Molti allevatori protestarono, non considerando necessario l’abbattimento di massa. Tre anni dopo l’epidemia, Abigail Woods – veterinaria di professione e ricercatrice in storia della medicina all’Università di Manchester – avanza seri dubbi proprio sulle scelte del governo inglese. Analizzando la letteratura degli ultimi due secoli, la Woods mostra che nonostante l’epidemia sia stata studiata solo recentemente, in realtà il morbo era conosciuto dagli allevatori già nell’Ottocento. Le misure adottate per prevenire e curare l’afta erano al tempo piuttosto efficaci puntando soprattutto sull’isolamento dei capi infetti. Benchè la malattia sia altamente infettiva non mette a repentaglio la vita dell’animale, semmai ne debilita le forze e la capacità produttiva (specialmente le mucche da latte). L’abbattimento degli esemplari infetti quindi non è una necessità. Come mai – si chiede la ricercatrice – un morbo conosciuto fin dall’Ottocento e non letale è oggi considerato come una specie di peste che necessita di misure draconiane per essere debellato? Secondo la Woods, la pratica dell’abbattimento del bestiame fu giudicata necessaria dai veterinari al Ministero dell’Agricoltura inglese quando, verso la fine dell’Ottocento, si diffuse un’altra epidemia ben più grave: la peste bovina. Dietro la “fabbricazione” del morbo ci furono tuttavia anche altre ragioni storiche. Nel ventesimo secolo, la crescita del commercio internazionale di bestiame e carne rese necessario risolvere i problemi sanitari in maniera rapida. Negli anni Venti, gli studi sulla vaccinazione degli animali non furono sviluppati in modo adeguato non solo perchè la maggior parte dei veterinari già riteneva l’abbattimento la soluzione ideale, ma anche perché eseguire ulteriori ricerche veniva considerato estremamente pericoloso vista la infettività del morbo. Durante la seconda guerra mondiale, l’afta divenne oggetto di ricerca –non per sostituire l’abbattimento con la vaccinazione – ma solo perchè considerata una possibile arma batteriologica. Tantomeno furono ascoltati coloro che nel dopoguerra definirono la misura dell’abbattimento come barbarica, indicando la vaccinazione come opzione più economica ed eticamente corretta. Il libro della Woods rivela come sia possibile fare della ricerca storica uno strumento per discutere le questioni del presente. Benchè l’autrice non dichiari espressamente che l’azione del governo inglese nel 2001 fu del tutto sbagliata, mostra quanto sia stata poco lungimirante, poco rispettosa dei bisogni degli allevatori e dei diritti degli animali, e che altre soluzioni come la vaccinazione e isolamento non furono neanche prese in considerazione.